Alicia Keys - SONGS IN A MINOR - la recensione

Recensione del 27 ott 2001 a cura di Alessandra Zacchino

Si può a vent’anni essere definiti geniali e rientrare a pieno titolo nella ristretta cerchia dei portavoce del “nuovo soul”, nonostante non si abbia una conoscenza diretta del “vecchio soul”? Alicia Keys (classe 1981) a quanto pare, conosce il gospel, il jazz, la musica classica, l’hip hop e il soul direttamente. Quest’affermazione rileva l’educazione musicale piuttosto eclettica della Keys, fatta dei suoni in voga nei quartieri di Hell's Kitchen e Harlem dove è cresciuta, dell’ascolto di Beethoven e Chopin, ma anche dei classici del soul e del jazz. Il singolo “Fallin” ha stupito tutti, (con quell’eco così evidentemente ispirato da “It’s a man’s man’s world” di James Brown) e “Song in a minor”, l’album di debutto della giovane cantautrice, conferma un’innata sensibilità musicale.

Da qualche anno (fortunatamente), la musica r&b ha subìto un mutamento drastico, aborrendo le produzioni preconfezionate di facile presa, in favore di un recupero del caro, vecchio soul e nomi come Erykah Badu, Angie Stone, India.Arie e Macy Gray, rappresentano solo una fetta di questo fenomeno in crescita, definito “retro-soul”. La musica di “Song in a minor” segue questa direzione, ma lo fa con una marcia in più: Alicia Keys è la Roberta Flack del nuovo millennio. All’epoca del suo primo contratto discografico, il produttore Jermaine Dupri non aveva compreso le potenzialità della ragazza, così lei ha dovuto, con pazienza, attendere il momento giusto e, soprattutto, l’uomo adatto allo scopo. Stiamo parlando di Clive Davis, storico presidente dell’Arista Records, il quale ha portato con sé la Keys alla J Records, riuscendo dove altri avevano fallito e, il resto, è ormai storia.
”Song in a minor” è un album che ridisegna il concetto di “moderno rhythm & blues”: lo arricchisce, lo esalta e lo offre a quei ventenni che non s’identificano nella musica che li circonda. Alicia è il tassello che mancava: Aretha Franklin in chiave moderna. Stupisce la sua giovane età, l’approccio così maturo verso la composizione e l’arrangiamento dei brani, il suo innato talento di cantante; il tutto con una padronanza che trascende dalla sua giovane età e relativa inesperienza.

Tra i brani di “Song in a minor”, sono da segnalare la cover di “How come you don't call me” (scritta da Prince), il duetto con Jimmy Cozier in “Mr. Man”, “Jane Doe”, “The life” (molto simile allo stile vocale di Mary J. Blige) e la già nota “Rock with you” con Isaac Hayes (tratta dalla colonna sonora di “Shaft 2000”).

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