Il tutto risulta estremamente credibile e compatto, dal punto di vista ritmico e da quello melodico (visto che c’è anche melodia in questo disco). Qui sta il grande punto di forza dei Denzoe.
Ma occorre aggiungere che riesce perfettamente il tentativo di coniugare questo tappeto elettronico ed elettronico, convulso, aggressivo, ipnotico, con canzoni solide, che starebbero probabilmente in piedi da sole, anche con solo una chitarra ad accompagnarle. “Benzina sul fuoco” e “Ad occhi chiusi” sono le più riuscite, ma il livello medio è comunque buono.
La formazione è costituita da Carlo Vatteroni, voce, Marcello Lardo, chitarra, Corrado Iachetti, campionatori, e Massimiliano Pietrantoni, batteria. Come hanno loro stessi spiegato il ruolo del campionatore nel gruppo è quello della seconda chitarra e del basso in una classica formazione rock, come loro d’altro canto si considerano.
I testi (purtroppo non presenti nel libretto allegato al cd) sanno essere diretti come sanno farsi ossessivi. Cadono qualche volta nella banalità (vedi “Talk show”, denuncia contro la televisione che non dice nulla di nuovo), ma sanno usare la lingua italiana sposandola perfettamente con ritmiche e suoni di chiaro stampo internazionale. E poi una nota di merito va fatta al cantato efficace e adeguato, che prende per mano l’ascoltatore, sa essere guida sicura in questo universo di bit e beat.
Più agile e maturo rispetto all’esordio di qualche anno fa, questo “Ad occhi chiusi” certifica i Denzoe come un riferimento per un certo tipo di musica nel nostro paese: semplificando un po’ si può dire che i romani costituiscono la via italiana al sound di gruppi come Prodigy e Chemical Brothers.
(Francesco Casale)