(Gian Paolo Giabini)
Sinclair - LE SPIE - la recensione
Recensione del 09 ago 2001
Lo si capisce fin da subito, fin da quello pseudonimo, che Massimo Lombardo, alias Sinclair, come molti artisti di dance ed elettronica, ha un’attrazione irresistibile per le storie di spionaggio, per i telefilm come “Attenti a quei due”, per personaggi, appunto, come Sinclair (interpretato da Roger Moore nella storica serie televisiva “Attenti a quei due”). Il pezzo d’apertura, ritmicamente in bilico tra deep house e breakbeat, gioca proprio con uno dei temi più famosi tratti da un film di James Bond profondamente legato a un immaginario di spie, bulli e pupe. “Theme from the Persuaders”, a metà disco, riprende questa magica ossessione per i suoni da “spy story”. Lombardo però non pensa la sua musica solo in base alle colonne sonore. Animale da club con un background jazzy, si diletta sia con la produzione di brani di deep house e di disco house funk che con quella di drum’n’bass atmosferico. In entrambi i casi Lombardo ama arrangiare il tutto affidandosi a suoni delicati, “ambientali”, che smorzano la tensione cinetica del drum’n’bass e quella sensuale e prettamente “danzereccia” dell’house. E il problema di “Le spie” sta proprio qui. Nello smorzare il groove della deep house, nel rendere kitsch un pezzo house disco funk come “Step of my mind”, nel riportare a galla, con questi arrangiamenti “atmosferici”, un genere di drum’n’bass (quello denominato “intelligent” e promulgato da LTJ Bukem) che oggi come oggi suona tra i più datati all’interno della variegata scena drum’n’bass. In più, forse seguendo quelle “logiche progressioni” di cui ha sempre teorizzato LTJ, o con il desiderio di accodarsi a quella scena “Nu Lounge” così trendy, mantiene un tono “post acid jazz” che nulla porta a questo disco sciatto, retrò e assolutamente inutile in ambito di dance ed elettronica.
(Gian Paolo Giabini)
(Gian Paolo Giabini)