(Diego Ancordi)
Kate Campbell - WANDERING STRANGE - la recensione
Recensione del 11 mag 2001
“Fin dall’inizio, quando iniziai a cantare professionalmente, mi piaceva chiudere alcuni dei miei concerti con ‘Jordan’s stormy banks’, una canzone che cantavo fin da quando ero bambina. Siccome non ero mai riuscita a suonarla al pianoforte mi sforzai di trovare un arrangiamento per chitarra con l’accordatura in Re e ciò che ne uscì fu un’atmosfera molto celto-scoto-irlandese. Bene, ogni volta che la cantavo c’era sempre qualcuno che veniva a chiedermi quando avrei inciso un album di musica gospel. Pur non sapendo mai dare una risposta in cuor mio sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento giusto per farlo”. Il momento giusto è arrivato e Kate Campbell ha unito in “Wandering strange” alcuni traditional a una manciata di brani originali, realizzati con il contributo di alcuni esperti della scena folk americana come Walt Ardridge, David Hood, Mark Narmore, Danny Parks, Daryl Burgess e il tastierista Spooner Oldham su tutti, più le coriste Cindy Walker e Ava Aldridge (fidate compagne di Aretha Franklin). Registrato ai fame Studios di Muscle Shoals (in Alabama), “Wandering strange” è perfettamente stabilizzato, dall’inizio alla fine, su di un filo che unisce il folk americano con il gospel. Una manciata di “devotional songs” dal sapore decisamente tradizionale le cui ispirazioni arrivano da artisti leggendari bianchi (Van Morrison, Bob Dylan, Allman Brothers) e neri (Al Green, Mahalia Jackson), senza rinunciare alla propria personale espressività poetica. Ma il prossimo album, assicura la Campbell, “sarà qualcosa di completamente diverso”.
(Diego Ancordi)
(Diego Ancordi)