(Paolo Giovanazzi)
Pornoriviste - CODICE A SBARRE - la recensione
Recensione del 08 giu 2001
Piccoli Punkreas crescono. Il gruppo di Parabiago ha dimostrato in questi anni che c’è spazio per chi ha voglia di suonare punk in italiano, e c’è un circuito abbastanza organizzato perché sia possibile per una band farsi ascoltare senza adattarsi agli standard imposti dalle radio, dalla discografia o dalla televisione. Le Porno Riviste sono fra i gruppi più attrezzati per inserirsi in questa scia. Rispetto al precedente “Fino alla fine”, questo “Codice a sbarre” mostra una veste sonora più accurata, segno che stavolta c’era qualche soldo in più da spendere in studio. Se ne avvantaggiano soprattutto le chitarre di Tommi e Daniele - il perno attorno a cui ruotano i pezzi -, che suonano più massicce rispetto al passato. Le canzoni sono costruite in gran parte seguendo lo schema strofa/ritornello in coro, come chiarisce subito l’iniziale “Seduto su una luce” (in cui il coro richiama molto i Punkreas dei tempi di “Paranoia e potere”, tanto per tornare all’argomento iniziale). L’atteggiamento rimane quello di un gruppo da garage: canzoni brevi che vanno dritte allo scopo, pensate per far scatenare il pogo ai concerti (che, per inciso, sono sempre piuttosto affollati). Tutto qui: le Porno Riviste per ora non sembrano chiedere altro che l’approvazione dei ragazzi che seguono il punk. In questo senso, non importa che le parti vocali facciano venire in mente un incrocio fra un frequentatore della curva sud e Butthead doppiato da Elio. In qualche modo, si tratta di uno stile funzionale alla dichiarazione programmatica del gruppo: “noi facciamo quel cazzo che vogliamo”. Difficilmente “Codice a sbarre” troverà il modo per farsi sentire da un pubblico più largo di quello che segue le vicende del punk italico. Ma per le Porno Riviste non è ancora il momento di dare l’assalto alle edicole dei centri commerciali. La loro merce funziona meglio nel circuito specializzato dei sex-shop.
(Paolo Giovanazzi)
(Paolo Giovanazzi)