Ed eccolo qua. Stavolta doppio (come diceva Totò “abbondiamo, non facciamo vedere che siamo provinciali”). Registrato al Teatro Regio di Parma durante un tour che vide i teatri pieni.
Con le premesse di cui sopra in termini artistici non si capisce il senso di questi due CD, che oltretutto rendono poco. Una band in buone condizioni si limita però a fare il proprio mestiere. Pianobar o giù di lì. Con risultati decisamente stucchevoli, a meno di non farsi accecare dall’alone di leggenda della bionda signora; la quale mostra in alcuni punti i soliti imbarazzi vocali (altri si può immaginare siano stati occultati in studio), che sul palco possono essere smussati dall’indubbio carisma scenico, qui sono invece nudi.
Il contenuto è calibratissimo: i soliti 4-5 evergreen, un po’ di brani da “Notti, guai libertà”, qualche reperto come “I giardini di Kensington”, traduzione di “Walk on the wild side” (che ha giusto il valore della testimonianza perché non vale neanche l’ombra dell’originale di Lou Reed), qualche riempitivo e ovviamente “…E dimmi che non vuoi morire” che però qui diventa compitino, perde di magia rispetto all’originale che, nonostante fosse stato inciso in studio, era molto più suggestivo.
I fan più fedeli apprezzeranno le doti della Pravo anche stavolta, ma oltre a loro non si capisce a chi può andare e a chi può servire questo disco. Un altro tonfo dal punto di vista commerciale pare il logico risultato di tutto ciò. Attenzione a giocare così con le leggende.
(Francesco Casale)