Brychan - BAD PINK VIBE - la recensione

Recensione del 03 mag 2001 a cura di Diego Ancordi

E’ un classico giro di accordi flamenchi quello che apre l’ultimo, splendido album di Brychan, gallese di larghe vedute, compositore e chitarrista sopraffino. Equamente diviso fra materiale live e registrazioni in studio (effettuate presso gli studi emiliani Esagono di Rubiera, a parte il brano d’apertura), “Bad pink vibe” si presenta come un disco vario ed elegante, intenso e comunicativo, ironico e profondo. L’apertura di “Catchee a sola” (il brano migliore del disco) mostra già l’enorme capacità di sintesi del musicista gallese, che riesce a miscelare alla perfezione la cultura andalusa con quella britannica. Una capacità che deriva dall’ampia gamma di esperienze fatte dal nostro in 14 anni di carriera, partite alla fine degli anni ‘80 dal rock in seno ai Jess e proseguite alla corte di Mike Peters degli Alarm prima e sulle strade elettroniche del drum’n’bass con gli U4Ria. Ma negli ultimi anni, i nomi che si sono sprecati nel citare le muse di Brychan sono stati quelli di Tim Buckley piuttosto che di Richard Thompson, David Crosby o John Martyn. E l’ascolto di “Bad pink vibe” mostra effettivamente un campionario di influenze davvero interessante, riunite in una formula cantautorale personale e affascinante. Nelle tracce live esce l’anima più lasciva del nostro, che spesso si lascia andare in atmosfere sognanti ed evocative (“Ar gael”, “The Push”), sempre ben sostenute dalla ritmica tesa della chitarra acustica e della batteria e delle percussioni di Mimmo Mellace, il batterista del Parto delle Nuvole Pesanti che presta la sua opera con Brychan in qualità di musicista e coproduttore, nonchè di autore delle simpatiche note di presentazione nel booklet di copertina. Nelle tracce live vengono stravolte canzoni degli ultimi due cd del cantautore/chitarrista “Veleno rumoroso” e “Vexed fanatica”, mentre i cinque brani in studio si mantengono sull’onda elettroacustica e in bilico fra la tradizione britannica e le contaminazioni a 360 gradi, cantate ora in inglese ora in gallese. Cinque stelle.


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