Non mancano però puntate verso altri lidi: “No one else” e in buona parte anche “You gave me love”, sono fortemente impregnate di Beatles nell’armonia e nella melodia, ma i riferimenti sono vari e soprattutto chiari, dagli Eagles (“Everyday, anyway”, ripresa giocandoci sopra anche come traccia fantasma) ai Police (“Too clever”), da Hendrix (“World of glory”) ai Led Zeppelin. Ascoltando i pezzi, che sono stati scremati da una rosa di trenta canzoni, spesso c’è proprio la sensazione di essere finiti nella macchina del tempo.
Da segnalare il metodo con cui è stato creato l’album: “usavo” – spiega Cambed – “la tecnica della composizione che io definisco immediata: l'idea iniziale veniva sviluppata dal vivo, durante le prove”.
Si può discutere sull’opportunità di fare un disco così sfacciatamente americano in Italia, ma, accantonato in qualche modo questo problema, va detto che il risultato è formalmente buono. “Musica che può attirare ascoltatori che hanno età compresa fra i 30 e 50 anni” spiegano le note. Probabile. Diciamo che i patiti del genere non resteranno delusi. Gli altri forse si annoieranno un po’ e cercheranno qualche disco con launeddas, chitarra battente, ghironda e organetto diatonico.
(Francesco Casale)