Dicono che questo album Martyn lo abbia registrato per soldi. O meglio, per avere i soldi necessari a salvare dalla rovina la chiesetta a una campana che vedete fotografata in copertina. In cambio dei soldi i suoi discografici (satanassi!, direbbe Tex) volevano un album di cover. Eccolo qua, con brani di Reverend Gary Davis, Soony Boy Williamson, Bobby Charles, Dead Can Dance (altri che di chiese in rovina se ne intendono), Randy Newman, Ben Harper, Portishead. Qual è il fattore comune che lega tra loro tutte queste canzoni? Risponde in modo adeguato la nota data in accompagnamento allalbum, dicendo che "John Martyn le ama tutte". Conoscendo il personaggio, come motivazione basta e avanza. Soprattutto quando, ascoltando il disco, ti trovi di fronte a cose tipo "The sky is crying" in una versione da far impallidire lo stesso Clapton (che la incise su "Theres one in every crowd"), "Strange fruit" (chi non ne ricorda limmortale versione offertane da Billie Holiday?) e una "Glory box" che ai Portishead piacerà quanto il proprio originale. 10 brani più una ghost track di altissimo livello: se questo era un album che Martyn non avrebbe dovuto fare, speriamo che si imbatta al più presto in unaltra chiesetta da salvare.
John Martyn - THE CHURCH WITH ONE BELL - la recensione
Recensione del 20 mag 1998