Nemmeno in Italia, dove, sempre amatissimo, ha fatto nuove vittime: otto, per la precisione. Volendo essere ancora più pignoli, potremmo dire che i baldi otto sono anche giovani e carini ragazzi provenienti dalla capitale e che, con una formula musicale essenzialmente solare e leggera, hanno illuminato un po’ il desolato panorama della canzone italiana.
Il loro singolo d’esordio, “Crepuscolaria”, uscito sul finire del secondo millennio quasi a presagire l’inizio di una fruttuosa stagione artistica, propone parole malinconiche che si interrogano, senza ovviamente ottenere risposte precise, su “cosa lascerà l’estate dopo il suo rumore e dopo un’attesa così lunga per raggiungerla”, con ritmiche che fanno venire voglia di ballare. E, allo stesso modo, tutto il disco riesce a trasportare l’ascoltatore in un torrido giro sulle montagne russe, cullato docilmente da sonorità reggae, drum ‘n’ bass, jungle e two-step, infarcite a piacere da iniezioni di elettronica che solo a volte risultano pretenziose, in una bramosa e forzata ricerca dell’originalità a tutti i costi. Ma non si dispera: gli Otto Ohm sembrano sinceri nella loro voglia di comporre musica genuina e “sentita” che ha il pregio di avvolgere di seta come, appunto, l’aria fresca e la luce soffusa del crepuscolo.
Così, se da un lato potremmo pensare agli Otto Ohm come a dei ragazzi a metà strada tra l’ingenuità e la presunzione, che già dalla scelta del nome hanno voluto anticipare la voglia di produrre musica calda e di tutto rispetto (Otto Ohm, nel gergo tecnico usato dagli addetti ai lavori nel mondo della musica indica, infatti, il carico di impedenza che devono avere le casse di uno stereo per generare un suono d’impatto, definito Hi-Fi, che di solito le casse più economiche non riescono a raggiungere), dall’altra diremmo invece che noi tutti siamo stati giovani immaturi conquistati dal fermento che inedite scoperte ci hanno procurato, dalla irrequieta voglia di esplorare nuove strade e, perché no, diventare degli artisti amati, ammirati e imitati in tutto il mondo.
Questo è, per lo meno, ciò che auguriamo di tutto cuore agli Otto Ohm.
(Valeria Rusconi)