Un progetto che porta avanti il percorso degli Avion Travel, si diceva. E, infatti, questo "Storie d’amore" conferma quanto si può dire del gruppo casertano, nel bene e nel male. Nel bene, per il continuo scavare alla ricerca delle radici della melodia, della tradizione canora italiana. Una ricerca già evidente nei brani originali, tanto più in questi rifacimenti, mai banali, sempre assolutamente personali. Canzoni come “Insieme a te non ci sto più” e “Lu minatori” sono marchiate da un suono che è ormai solo quello degli Avion Travel. Un suono che evidentemente è debitore di tutti gli autori citati e reinterpretati in questa raccolta, ma che è, allo stesso tempo, assolutamente unico.
Nel male, perché questo suono sconfina spesso e volentieri nel manierismo, in una perfezione troppo perfetta: arrangiamenti senza sbavature, melodie vocali assolutamente ineccepibili, ma tutto anche un po’ prevedibile. Insomma, la ricerca può anche far prendere qualche sbandata, rischiando di far fare la figura dei professorini. Sentire il crescendo di “Lu minatori”, per capire; o la ineccepibile e (paradossalmente) freddina “Ma che freddo fa” per capire. La sensazione, già intuibile da tempo e suffragata da questo disco, è che gli Avion Travel migliori siano quelli “live”, rappresentati su disco in “Vivo di canzoni”: sempre raffinati e ricercati, ma un po’ più imperfetti, sporchi. Una dimensione, questa, che nel nuovo disco affiora solo a tratti, come nelle atmosfere elettriche di “La notte”.
Fatte queste precisazioni, “Storie d’amore” rimane un disco piacevole e nettamente sopra la media della produzione italiana. Ma, forse, rischia di infilare gli Avion Travel in un vicolo cieco.
(Gianni Sibilla)