Elettrojoyce - ILLUMINA - la recensione

Recensione del 17 gen 2001

Elettrojoyce E’ raro sentire dischi come questo degli Elettrojoyce. E’ raro soprattutto ascoltare gruppi che riescono a produrre musica intelligente ma non intellettualoide; pensata, ma non cerebrale: che è il maggior pregio del gruppo di Filippo Gatti, giunto al terzo lavoro.

“Illumina” è un piccolo gioiello in grado di unire la tradizione autoriale italiana con la vitalità del rock anglosassone. Le prime cose che colpiscono di questo disco sono la ricerca sui suoni e la ricerca sulle parole. Sul primo versante ci sono una cura ed una precisione impressionante, che non sconfinano mai nel manierismo, ma anzi mirano con successo ad un suono diretto e a una semplicità la cui costruzione è stata evidentemente tutt’altro che semplice: ne sono i migliori esempi il rock di “L’evoluzione dei pesci” e la ballata “K”.
Sul versante delle parole c’è un evidente debito nei confronti della costruzione sintattica tipica di Ivano Fossati e uno, forse meno evidente e più rivolto ai contenuti, nei confronti di Battiato. Eppure le liriche di Gatti non suonano mai derivative; anzi, brillano per originalità: come è possibile citare nel giro di trenta secondi in una canzone pop Kraus, Kant e Kierkegaard senza sembrare pretenziosi? Sentite “K” e troverete la risposta. “La tua visione del mondo viene dal reparto surgelati”, canta Gatti in “Frozen W.”: tutte le parole di “Illumina” sembrano una lotta ed una risposta alle affermazioni facili, banali e preconfezionate. Come i surgelati, appunto. E questo “Illumina” è quanto di più distante si possa pensare dalla musica preconfezionata che gira intorno.



(Gianni Sibilla)

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