Montefiori Cocktail - RACCOLTA N° 2 - la recensione

Nel 1997 hanno scalato le classifiche dei college statunitensi a colpi d'italica Lounge Music, per poi ribadire la loro leadership macinando concerti a stelle e strisce e seducendo gli aficionados del cocktail-club più alto del mondo, quello delle Twin Towers newyorkesi. E' stata quindi la volta dell'Europa, con esibizioni al Montreux Jazz Festival e al Madame JoJo di Londra. Hanno previsto e calcolato tutto i Montefiori Cocktail, cioè Francesco e Federico Montefiori da Forlì: battere il ferro Lounge finché è caldo ha significato aggregarsi alla new wave dei disc-jockey, compilatori e conduttori radio che riciclano l'Easy Listening degli Anni '50 e '60 frullandolo coi breakbeat e l'elettronica. Nel loro caso, però, c'è di più: i fratelli Montefiori sono musicisti sopraffini addestrati dal padre, il sassofonista da night club Germano Montefiori, che ben conoscono le più belle pagine di quella Generazione Cocktail che quarant'anni fa riempiva le romagnole rotonde sul mare danzando il twist e pomiciando nei balli a mattonella. Ovvio, di conseguenza, che il loro nuovo album intitolato alla Papetti "Raccolta N° 2" si riveli un gioiellino di “modernariato” pop che mischia melodie festivaliere con trash cinematografico e Caroselli pubblicitario. Si passa da una rielaborazione western-morriconiana di "Star wars" al pimpante rhythm & blues di "Hu ha", dalla bossanova "La segretaria" dedicata a Edwige Fenech a uno "Shampoo" che ricorda la musichetta del Pino Silvestre. E poi spazio alle cover affidate ai Ridillo ("L'albero di 30 piani" di Celentano), all'inglese Count Indigo ("I feel love" di Donna Summer), al d.j. bolognese Scanna che rivisita "Sunny" e a Pierfilippi e Luciano Savoretti, interpreti "sixties" riacciuffati dall'oblio e messi alla prova con "On a clear day" e "Anema e core".

(Stefano Bianchi)