Corrs - IN BLUE - la recensione

Recensione del 24 set 2000

Da un album intitolato “In blue” un po’ ci si aspetta che l’umore del gruppo non sia alle stelle. I fratelli Corr, d’altronde, dedicano il disco in questione – il loro terzo in studio - alla madre scomparsa e scrivono un brano, “No more cry”, per il padre, per aiutarlo a superare il difficile momento. Da uno sguardo d’insieme sui testi di “In blue”, però, il tema dominante di questo album rimane, molto classicamente, quello di un amore che non c’è o se c’è è comunque complicato, anche se in fondo è concreta la speranza che il lui di turno dica la parola risolutiva, in grado di ridare senso e sorriso alla vita. Eppure, i tormenti, i turbamenti e le gioie - di per sé già classici - che qua e là fanno capolino tra le righe delle canzoni non si accompagnano ad alcun tipo di ricerca sui suoni che li possa portare ad un’espressione anche musicale. I Corrs, cioè, ripropongono una formula di melodia, questa volta più pop e un po’ meno celtica dei primi lavori, ormai collaudata e qui ulteriormente perfezionata. L’idea è che i quattro fratelli di Dundalk potrebbero cantare di tutto, che tanto lo canterebbero sempre allo stesso modo: ovvero, con quella perfezione di intrecci sonori e cristallinità di voci che finisce a tratti per essere snervante. O meglio, che finisce per rendere la musica fredda e quando va bene al massimo gradevole. I Corrs, se vogliamo, sembrano il corrispondente musicale di certe statue neoclassiche: marmo bianco, linee di una nitidezza sorprendente. Ma dov’è la passione, dov’è il difetto che fa il capolavoro? E’ come se i Corrs filtrassero i contenuti che vogliono esprimere attraverso un meccanismo che li porta a una linearità compositiva che assicura motivi piacevoli e di sicura presa, ma nulla di più. Musica gradevole da ascoltare, insomma, ma musica da sottofondo, innocua, che starebbe bene in qualche spot che ritrae una famiglia improbabilmente allegra fin di primo mattino, unita dall’imperativo “vogliamoci bene”. Ma forse, ci sorge il sospetto, a casa dei Corr è davvero così: sì, perché i Corrs, come recita “At your side”, saranno sempre al nostro fianco con la loro musica rassicurante per i momenti “blu”.

Responsabili questa volta quasi completamente della realizzazione dell’album, cui ha contribuito in tre brani il mida della canzone internazionale Mutt Lange (marito di Shania Twain), i Corrs sfornano ballate romatiche come “One night” e brani più ritmati come “Gimme a reason” e la già nota “Radio”. “Breathless”, “All the love in the world” e “Irresistible” sono i tre brani in cui c’è lo zampino di Lange, che indubbiamente si sente, perché le tre canzoni in questione – la prima energica e contagiosa con il suo ritornello, la seconda riflessiva, la terza di nuovo ritmata – hanno quel tocco in più che li rende sicuri prodotti da mercato globale. Ma c’è da dire che i Corrs la lezione l’hanno imparata e la sanno mettere in pratica anche da soli: con un’immagine patinata, che punta sempre di più sul fascino delle tre sorelle, e con una musica che entra nelle orecchie senza che ce ne si accorga, il loro tranquillo successo planetario, immaginiamo, non è certo a rischio.
(Laura Centemeri)

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