“One More Time” segna il ritorno discografico degli Aerosmith dopo più di dodici anni e inaugura una collaborazione intergenerazionale con Yungblud, artista che negli ultimi anni ha costruito una presenza costante nelle zone di confine tra rock, pop e alternative. L’ep, prodotto da Matt Schwartz, mette insieme cinque tracce che funzionano soprattutto come esercizio di equilibrio e si lasciano ascoltare con naturalezza, senza forzature: da un lato la riconoscibilità immediata della band di Boston, quasi commovente riascoltarla oggi in un nuovo lavoro, dall’altro la voce graffiata e l’energia più nervosa del musicista britannico.
Il singolo “My Only Angel”, pubblicato a settembre, è l’esempio più chiaro di questo incrocio. L’apertura a cappella e il dialogo vocale tra Tyler e Yungblud danno forma a una ballata elettrica che cresce in modo controllato, senza concessioni eccessive. L’assolo di Joe Perry sigilla il pezzo con il marchio storico degli Aerosmith, mantenendo però un buon livello di integrazione con la scrittura di Yungblud. La successiva “Desert Road Version”, con l’intervento di Steve Martin al banjo, mostra la stessa canzone da un’altra angolazione: più essenziale, più narrativa, con un finale che sposta l’attenzione sulla fragilità del brano invece che sulla sua spinta rock. “Problems” e “Wild Woman” si muovono su territori diversi, tra aperture orchestrali e un blues dal taglio classico. In entrambi i casi il duetto è utilizzato più come registro alternato che come fusione totale, e questo permette di conservare identità distinte pur dentro un progetto condiviso.
“A Thousand Days” è la ballata più esplicitamente costruita sulla contrapposizione delle due voci: un botta e risposta che punta alla dimensione emotiva senza scivolare troppo nel melodramma. In chiusura, “Back in the Saddle (2025 Mix)” non tenta rivoluzioni: aggiorna definizione e volume dell’originale della seconda metà degli anni ‘70, inserisce Yungblud nell’impianto del pezzo senza strafare, e lascia che Tyler e Perry guidino l’impatto. Più un gesto di connessione generazionale che un vero ripensamento. “One More Time” non vuole essere un manifesto né una svolta. E infatti non è nessuno dei due.
È un piacevole lavoro di incontro, con una base solida, rispettoso delle caratteristiche di ognuno, con qualche intuizione interessante e un approccio complessivamente e giustamente sobrio. Funziona meglio quando prova a ridurre la distanza fra due mondi piuttosto che enfatizzarla, e restituisce un’immagine degli Aerosmith a loro agio nel lasciare spazio a un nome fresco come Yungblud, senza rinunciare alla propria impronta. In vinile, nel tempo, potrebbe diventare una chicca da collezione.
TRACKLIST
1. My Only Angel
2. Problems
3. Wild Woman
4. A Thousand Days
5. Back In The Saddle (2025 Mix)