Negli ultimi 50-60 anni molti artisti pop-rock hanno vissuto nel corso delle loro carriere delle “sbandate” per la musica jazz: da Sting a Van Morrison fino a Lady Gaga. Ma forse nessuno di quelli citati e altri che ci siamo dimenticati di elencare hanno avuto un rapporto intenso e realmente costruttivo come quello che ha avuto Joni Mitchell. Per chi vuole approfondire è uscito “Joni's Jazz” un ricco cofanetto disponibile in 4 cd, 8 lp e in formato digitale che contiene selezione di brani del “periodo jazz” compilata direttamente da Joni Mitchell: una sorta di mega playlist di quasi 5 ore non in ordine cronologico ma che scorre con una meravigliosa fluidità.
Il Jazz di Joni
Prima di parlare del cofanetto, vale la pena raccontare quale è stato uno degli elementi “nascosti” che rese la cantante particolarmente affine al genere. Da piccola Joni Mitchell contrasse la poliomelite infantile e questo le indebolì la mano sinistra, costringendola ad essere creativa nel trovare nuove posizioni per le dita: le sue soluzioni erano quindi accordi che la maggior parte dei cantautori non usava mai, ma che i musicisti jazz riconoscevano. Ovviamente tra le ispirazioni musicali della Mitchell oltre a Leonard Cohen, Bob Dylan e certo folk c'era anche l'approccio pionieristico di Charlie Parker alla melodia, al ritmo e all'armonia.
Joni Mitchell non ha mai avuto la pretesa di essere una cantante/musicista jazz, non è mai stata come Ella Fitzgerald, ma era piuttosto abile da accompagnare chi lo suonava. Tuttavia aveva (o meglio, nonostante l'età, continua ad avere) un fraseggio unico e un fantastico senso del ritmo, al punto da creare un vero e proprio uno stile Joni Mitchell unico e distintivo.
Le canzoni
Il cofanetto prende in particolare il periodo jazz della Mitchell che va dal 1974 e il 1979 agli album Court & Spark fino a Mingus, quando reclutò musicisti jazz di prim'ordine nella sua band e adattò la sua scrittura per adattarla a loro. Tra i musicisti coinvolti c'era Jaco Pastorius, Airto Moreira, Larry Carlton, Charles Mingus, Gerry Mulligan, Herbie Hancock, Pat Metheny e altri ancora. La copertina ritrae una foto del 2022 della Mitchell con Hancock e il compianto Wayne Shorter a cui il cofanetto è dedicato. Ma ci sono anche canzoni tratte da altri album come “Turbulent Indigo” del 1994, inciso con Wayne Shorter, e “Both Sides Now” del 2000, dove reinterpreta classici del jazz accompagnata da un'orchestra completa. Inoltre sono presenti anche alcuni brani collaborativi tratti da LP di altri artisti, come la cover di Kyle Eastwood di "Trouble Man" di Marvin Gaye che sembra suonata e prodotta da Donald Fagen, la versione di Herbie Hancock di "The Man I Love" di Gershwin e "The Tea Leaf Prophecy (Lay Down Your Arms)" di Mitchell, tratta dall'album di Hancock vincitore di un Grammy “River: The Joni Letters”.
Il cofanetto contiene una serie di standard jazz come “At last” e "Stormy Weather" che la Mitchell interpreta a suo modo. L'incisione più vecchia è “Marcie” tratto dal suo album di debutto “Song to a seagull” del 1968 e la più recente una versione di “Summertime” eseguita al Festival di Newport nel 2023. Nei dischi sono contenuti alcuni demo inediti di “Moon At The Window” e “Be Cool”, registrati nel 1980 e poi completati per “Wild Things Run Fast”. La demo di “Be cool” contiene peraltro uno dei rari momenti in cui la Mitchell si diverte a fare lo scat.
“Joni's jazz” è un prodotto per fan, considerando anche che molte canzoni sono qui nella versione masterizzata, però può essere anche un ottimo inizio per chi non conosce la Mitchell più jazz e vuole approfondire questo particolare periodo di una sublime interprete. Peraltro il booklet contenuto sia nella versione c che quella lp è molto dettagliato e documenta ciò che c'è da sapere, con alcuni scritti dedicati da parte di Hancock e Shorter.