Meno démodé, più attuale: i "Futuri possibili" di Franco126

Il nuovo album è una sintesi tra il cantautorato vintage di "Multisala" e il rap degli esordi.

Recensione del 28 mar 2025 a cura di Mattia Marzi

Voto 7/10

Meno démodé e rétro, più attuale e contemporaneo. Dimenticate, almeno per adesso, il cantautore che in “Multisala” si ispirava a classici come Franco Califano, Claudio Baglioni, Lucio Dalla e quel Pino D’Angiò che ha contribuito a rendere popolarissimo tra i giovani (in “Scandalo” c’era la sua voce, ben prima che “Ma quale idea” diventasse un trend su TikTok e facesse ripartire, seppur per poco, la carriera dell’artista): sono passati tre anni e in questo lasso di tempo la scrittura di Franco126, pur rimanendo sempre riconoscibilissima, più che evolversi si è lasciata contaminare da nuove idee e influenze. Suggestioni che in "Futuri possibili" sembrano riportare la penna del cantautore trasteverino alla cronaca anatomica della quotidianità che caratterizzava l’esordio congiunto con Carl Brave “Polaroid”, disco oggi considerato un culto degli anni d’oro di quell’indie che è sempre più (già) roba per nostalgici.

Se “Multisala” era un album più sognante, immaginifico, dichiaratamente cinematografico, “Futuri possibili” è invece più concreto: «Dalla mia stanza tutto è lasciato al caso / pile di libri usati e di magliette oversize / c’è il poster di un film horro sulla parete / ed un basilico che muore di sete / nella tua stanza tutto trova il suo posto / anche quel paio di Ray-Ban che una volta era mio / c’è un disco di Battisti su uno scaffale / ed un armadio pieno fino a scoppiare», canta Franco126 nei primissimi versi di “Nottetempo”, la canzone che apre l’album, in duetto con Giorgio Poi. Flash, frammenti, stralci di quotidianità: nei testi il cantautore romano torna a raccontare le piccole cose, i piccoli gesti e i piccoli dettagli. Gli spazzolini che sono ancora uno accanto all’altro in bagno come ultimo simbolo di una convivenza finita male (“Bella mossa”, con Coez), il caffè da bere di corsa la mattina prima di uscire di casa (“Futuri possibili”), i pacchetti di Lucky Strike (“Angelo” - la marca di sigarette era il titolo di una delle canzoni di “Polaroid”), le fermate dei bus e i soliti bar con le sedie spaiate (“Quattro fermate”).

Lo stile è un po’ più pop rispetto a “Stanza singola” e “Multisala”: non è un caso che nei pezzi ci siano i guizzi di hitmaker come i “soliti” Davide Petrella (co-firma “Ancora no”), Jacopo Ettorre (“Scacciapensieri”, “Due estranei”, “Vampiro”, “Pausa”) e Federica Abbate (“Futuri possibili”). Il rischio era che snaturassero la penna di Franco126, tra le più belle del nuovo cantautorato italiano, ma tutto sommato è stato scongiurato: se non fosse per i crediti, neppure te ne accorgeresti. Anche nei suoni il cantautore sembra guardare più al presente che a quel mondo rétro che aveva omaggiato con “Multisala”. La produzione è di Golden Years, vero nome Pietro Paroletti, romano: partito dall’indie per arrivare a produrre Mahmood, Coez & Frah Quintale, Elodie e Tiziano Ferro, Noemi, Gaia, riesce ad armonizzare i diversi mondi musicali che caratterizzano i tredici pezzi del disco, all’insegna - questa è una novità - di ospiti che vanno dai già citati Giorgio Poi e Coez a Ketama126 (compare in “Vampiro”), passando per Fulminacci (“Due estranei”) ed Ele A (“Occhi ingenui”).

Chi era rimasto affascinato dai sapori vintage di “Multisala”, ritroverà quella vena onirica ed eterea in pezzi come “Prima dell’alba” e “Scacciapensieri”. E alla fine l’album suona come una sintesi delle due anime di Franco126, quella più rap degli esordi e quella invece più vicina al cantautorato classico.

Tracklist

01. Nottetempo feat. Giorgio Poi
02. Ancora no
03. Bella mossa feat. Coez
04. Quattro fermate
05. Scacciapensieri
06. Prima dell'alba
07. Due estranei feat. Fulminacci
08. Futuri possibili
09. Angelo
10. Vampiro feat. Ketama126
11. Occhi ingenui feat. Ele A
12. Pausa
13. Frasi fatte

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