L'anima folk e acustica di Neil Young

"Oceanside Countryside", il nuovo album perduto di Neil Young, diviso tra l'oceano e la campagna

Recensione del 17 mar 2025 a cura di Marco Di Milia

Voto 7/10

Con Neil Young non c’è mai da stupirsi troppo, nemmeno quando si tratta di album perduti. Già, perché in pochi, se non in pochissimi, possono vantare una collezione tanto incredibile di materiale d’archivio, a tratti quasi leggendario, dal quale, con metodica regolarità, far saltare fuori qualcosa. Non fa eccezione, certo, questo “Oceanside Countryside” della cui esistenza era stato il suo stesso autore a darne notizia, qualche mese prima di inserirne una prima versione all’interno del terzo volume delle collezioni “Archives”, monumentali produzioni antologiche dedicate appunto a mettere ordine - e al tempo stesso ingarbugliare - la sua sterminata produzione discografica.
In questa uscita fuori dal box, “Oceanside Countryside”, in perfetto stile Neil Young, figura però in una versione leggermente differente, includendo i mix originali dell’epoca delle registrazioni, realizzate tra maggio e dicembre del 1977. Si tratta quindi di una testimonianza sonora ancora più diretta e precisa dell’approccio del musicista alla sua idea dei tempi di country rock, con un suono volutamente intimo e molto poco levigato, dominato principalmente da voce e acustica.

L'oceano e la campagna

Il disco è idealmente diviso in due parti, con la sezione “Oceanside”, che include le incisioni in solitaria di Fort Lauderdale in Florida e “Countryside”  con le canzoni registrate a Nashville negli studi Crazy Mama’s di proprietà di J.J. Cale, più ricche grazie al contributo di strumentisti di prim’ordine con i quali l'artista canadese aveva stabilito subito un ottimo feeling.

Se nella facciata A dell’album ritroviamo così il classico Neil Young riflessivo e un po’ stropicciato, sull’altro lato invece, complice una band composta da Joe Osborne al basso, Rufus Thibodeaux al violino, Ben Keith alla dobro e Karl Himmel alla batteria, l’album amplia la propria grana sonora, facendosi ben più corposo. Si passa così dal folk divertito di “Field of opportunity” e “It might have been”, alla ritmata ballata “Dance dance dance” fino alle atmosfere surreali di “The old homestead” per chiudere infine con “Pocahontas”, ripescata direttamente dai nastri di Malibu e rilavorata in Florida con alcune nuove sovraincisioni.

Ancora, a caratterizzare questo "Oceanside Countryside" rispetto alla sua controparte già pubblicata in precedenza è anche l’assenza di Nicolette Larson come seconda voce, con il solo titolare del disco impegnato anche ai cori. Si trattava quindi di un nastro estremamente fedele a quella che era l’essenza delle sessioni di studio, a cui, secondo quanto riportato quasi cinquant’anni dopo, lo stesso Neil Young credeva moltissimo.

A farlo desistere da una pubblicazione furono, a suo dire, Mo Ostin e Lenny Woronker della Reprise che gli suggerirono di rendere il materiale più omogeneo, inserendo in particolar modo basso e batteria nelle tracce acustiche, per avere dall'inizio alla fine un album che suonasse strutturato e non come una raccolta di semplici demo.

Un consiglio e il gioco è fatto

Da questo consiglio e dal successivo ritorno a Nashville ha preso così forma nel 1978 “Comes a Time”, mentre su “Hawks and Doves” del 1980 sono state riprese “Lost in Space” e “Captain Kennedy” ...  Felice come sempre di portare un po’ di scompiglio nelle sue pubblicazioni, questo “Oceanside Countryside” non fa certo eccezione, con una divisione tra le sue due facciate tanto sottile quanto affascinante. Da un lato i brani meditativi di “Oceanside”, registrati in solitaria, che catturano la sensazione della chitarra che risuona dolcemente nell'aria salmastra. Dall'altro, quelle di “Countryside” che, invece, conducono in un qualche granaio polveroso del Tennessee, con una band di musicisti fidati a intrecciare pedal steel e fiddle attorno alla voce malinconica di Neil.

Non sarà uno di quegli album che farà gridare al miracolo, ma di certo anche in questo caso il vecchio Looner ha aperto una nuova, incredibile, finestra su una delle sue infinite sliding door creative in oltre mezzo secolo di attività. Il disco in ultimo, numerato come il 7° della Special Release Series dedicata agli album inediti, esce per la nuova serie AOS (Analog Original Series) che prevede il trasferimento diretto su vinile dei master analogici senza passare da alcuna versione digitale.
La versione in CD è comunque stata annunciata per il prossimo 25 aprile. Perché si sa, a Neil Young piace cambiare idea...  

Tracklist

01. Sail Away (03:49)
02. Lost In Space (04:20)
03. Captain Kennedy (02:51)
04. Goin’ Back (05:07)
05. Human Highway (03:10)
06. Field of Opportunity (03:07)
07. Dance Dance Dance (02:32)
08. The Old Homestead (07:09)
09. It Might Have Been (02:35)
10. Pocahontas (03:25)

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