“From zero”, i Linkin Park guardano con audacia a un nuovo futuro

A distanza di oltre 7 anni dalla scomparsa di Chester, la band torna rinnovata e con un nuovo album

Recensione del 15 nov 2024 a cura di Elena Palmieri

Voto 7.5/10

Un coro di voci armoniche, celestiali e oscure aprono la strada all'intro di "From zero”. Con un brusco cambio di scenario, in presa diretta dallo studio di registrazione, si inserisce la voce di Emily Armstrong. “From zero? Like, from nothing?": è la domanda che viene posta, a cui Mike Shinoda risponde con un secco “Yes!". In soli venti secondi viene rivelata l’intera intenzione dell’album che segna il ritorno dei Linkin Park oltre sette anni dopo l’ultimo disco “One more light” e la tragica scomparsa di Chester Bennington.

Il ritorno dei Linkin Park

Checché se ne dica, i Linkin Park sono sempre stati ben consapevoli dell’impossibilità di rimpiazzare Chester Bennington. Nonostante quello che possano pensare i più cinici additandoli di lucro, ogni operazione attuata da Mike Shinoda e soci dopo la scomparsa del loro frontman - dalle ristampe agli inediti - è stata fatta con l’intento di omaggiare il lascito. La capacità di Chester di indagare nel profondo le inquietudini della propria mente e tirare fuori i racconti della propria anima, con l’unicità e la particolarità della sua voce, a volte tirata come un urlo e altre volte usata con tecnicismo, non è finita nel dimenticatoio. Proprio in memoria del compianto musicista, per anni la band di “Numb” ha guardato di sbieco la possibilità di un proprio ritorno sui palchi e con nuova musica. Ma se è vero che dal dolore e dagli abissi è possibile riemergere e rinascere, questo vale anche per i Linkin Park.

Per il loro ritorno Mike Shinoda, Brad Delson, Phoenix e Joe Hahn si sono affidati alla consapevolezza, giocando quindi anche un po’ di furbizia. Sarebbe stato un oltraggio trovare un rimpiazzo, nel vero senso della parola. Per il gruppo di “In the end” i pianeti si sono quindi allineati qualche anno fa, quando la giusta voce ha colpito l’attenzione di Shinoda e compagni. I Linkin Park, in balia dell'incertezza per il proprio futuro, non vagavano alla ricerca di un sostituto, ma qualcosa è scattato nella mente e nel cuore del co-fondondatore della band quando la loro strada si è incrociata con quella di Emily Armstrong, fino a poco tempo fa conosciuta a un pubblico più underground per aver co-fondato i Dead Sara.

La nuova formazione dei Linkin Park, con Emily pronta a condividere il microfono con Shinoda e il nuovo batterista Colin Brittain, è stata svelata al al pubblico con uno show esclusivo lo scorso settembre, prima di una serie di date live in giro per il mondo, anticipazione di un tour più ampio previsto per il prossimo anno e che dovrebbe fare tappa ai milanesi I-Days in estate. Con Emily e Colin, il gruppo ha rivisto la luce grazie a una personalità e a una vocalità che non potevano far altro che omaggiare la formazione e la potenza di Bennington, senza mettere in ombra se stessi e l’eredità di lui. Sui palchi, Armstrong non manca di intensità ed energia, riuscendo a soprendere per la dinamicità e la frenesia della sua attitudine. La cantante porta i Linkin Park in una dimensione più hardcore e dimostra la capacità di tirar fuori dalle viscere tanto i tormenti e le paure, quanto la luce e la speranza, sia delle vecchie che delle nuove canzoni.

“From zero”

Ora arriva la prova dell’album, per sciogliere dubbi e rispondere alla domanda: come suonano i Linkin Park senza Chester Bennington? Dall'ascolto di "From zero", la band sembra giocare sui punti di forza del proprio passato, come in un omaggio a ogni capitolo della sua carriera finora. Manca la presa allo stomaco che Bennington riusciva a far provare: ma va bene così, le sensazioni vanno rinnovate, e in questo caso si spingono verso una maggior luminosità. Dall’energia dei ritornelli ai momenti di intensità, carichi però di aperture, il rinnovato gruppo ha creato un lavoro degno del suo nome, capace di pescare da ogni propria epoca, pur suonando carico di novità. "From zero", quindi, letteralmente partendo da zero, i Linkin Park hanno qualcosa da dire.

L'inizio della nuova era dei Linkin Park coincide con "The emptiness machine", primo singolo tratto dal disco, con cui la band ha svelato le sue carte. Fin dalle prime note il brano suona come un classico moderno, forse anche fin troppo costruito, ma rimane appiccicato in testa. Velocità nelle strofe ed esplosione nei ritornelli, con la batteria che apre con efficacia e foga metalliche: "The emptiness machine" riporta ai tempi di "Meteora" di oltre vent'anni fa, ma incapsulando il tema ricorrente di questo nuovo capitolo, i Linkin Park sono ancora i Linkin Park, ma non proprio come li ricordavamo. Il singolo mette in mostra lo stile e il sound della musica di questo gruppo rinnovato, mentre le voci di Emily Armstrong e Mike Shinoda iniziano a giocare tra loro, intrecciandosi e lasciandosi il proprio spazio. "I only wanted to be part of something" ("Volevo solo far parte di qualcosa"), affermano insieme nel bridge, aprendo a diverse interpretazioni.

I successivi "Cut the bridge" e "Heavy is the crown", pubblicato come seconda anticipazione dell'album, racchiudono molti degli elementi che hanno fatto innamorare i fan della band nei primi Duemila. La voce rappata di Shinoda apre la strada al dinamismo tagliente di Emily, mentre l'ambiente sonoro evidenzia anche l'abilità di Colin Brittain, nel lanciare la sua batteria tra ritmi martellanti e suoni elettronici. Sembra di ascoltare ciò che un fan dei Linkin Park vorrebbe ascoltare, senza essere esercizi di stile per Emily, ma colpi riusciti.

I nuovi Linkin Park

“From zero” ha la capacità di immortalare i Linkin Park nel loro presente. "Over each other", un'altra canzone già nota al pubblico, svela altri territori esplorati dalla band nel suo nuovo lavoro. Con protagonista la sola voce di Emily, il brano introduce un messaggio che ben si inserisce nella modernità, tra suoni sommessi e sospesi: "But you won't let me breathe / And I'm not ever right / All we are is talkin' / Over each other" ("Non mi lasci respirare / E non ho mai ragione / Tutto ciò che rimane è parlare / L'uno sopra l'altro"), dichiara la cantante con voce pulita, marcando con ruvidità le ultime parole. 

Tra le novità dei "nuovi Linkin Park", arriva "Casualty", un pugno allo stomaco e al cuore. "Let me out, set me free / I know all the secrets you keep" ("Lasciami uscire, liberami / Conosco tutti i tuoi segreti"): il brano è una sorpresa e una chicca per gli amanti dell’hadcore piú serrato, in cui la versatilità di Emily è messa in mostra. Basso e batteria colpiscono come mitragliatrici, tra frenetici cambi di ritmo. La voce della cantante passa da urla strozzate alla Knocked Loose ai singhiozzi alla Jonathan Davis dei Korn, mentre il cantato del suo sodale rivelano una nuova prospettiva di Mike Shinoda.

Superata la metà del disco, la settima traccia, "Overflow", sembra una canzone a sé stante e, insieme alla precedente, tra le più interessanti dal punto di vista creativo. Synth e ed elttronica costruiscono la melodia che apre il brano, dove imperfetti glitch accompagnano le parti di Shinoda e la voce di Emily cresce sul riff di chitarra. La presenza di Armstrong cambia piglio velocemente e con un urlo in growl detta poi il via di "Two faced", che presenta un lavoro notevole sulle doppie voci per disegnare la profondità del pezzo.
La ponderosità della produzione si spinge verso influenze industrial con "Stained", tra suoni tesi e percussioni elettroniche, prima dell'apertura verso suoni più morbidi nel ritornello di Emily Armstrong. La nona traccia è un cresciendo, promettendo di essere il prossimo cavallo di battaglia in radio o ai concerti.
La rabbia e l'intensità tornano con prepotenza su "IGYEIH", inseguendo l'attitudine di "Casuality" ma cambiando presto direzione per sottolineare la facilità che ha il ritornello di fare presa. Arriva così la melodia a far da padrona nella conclusiva "Good things go".
Rispetto alle precedenti canzoni, tra arpeggi di chitarra e drum machine, verrebbe da dire che l'ultima traccia chiude "From zero" con dolcezza ed emotività. "Feels like it's rained in my head for a hundred days" ("Mi sembra che nella mia testa abbia piovuto per cento giorni"), dichiara Mike Shinoda, mentre la delicatezza nella voce di Emily lo sostiene, prima che il suo canto raggiunga le note più alte ascoltate nell'album.

Fino al risucchio finale di "Good things go", "From zero" vede i Linkin Park provare a tracciare con audacia, tra coraggio e incertezze, il proprio futuro. Solo il tempo dirà se questo disco è abbastanza per mettere a tacere i cinici e illuminare un nuovo percorso, o se è solo per mettere una tacca al muro. Nel frattempo godiamoci un buon lavoro e attendiamo l'annuncio del tanto atteso ritorno in concerto in Italia.

Tracklist

01. From Zero (intro) (00:22)
02. The Emptiness Machine (03:10)
03. Cut the Bridge (03:38)
04. Heavy Is the Crown (02:47)
05. Over Each Other (02:50)
06. Casualty (02:20)
07. Overflow (03:31)
08. Two Faced (03:03)
09. Stained (03:05)
10. IGYEIH (03:29)
11. Good Things Go (03:29)

Vai alle recensioni di Rockol

rockol.it

Rockol.com s.r.l. - P.IVA: 12954150152
© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Privacy policy

Rock Online Italia è una testata registrata presso il Tribunale di Milano: Aut. n° 33 del 22 gennaio 1996