L’amore più grande? Difficile a dirsi, forse quello per se stessi, per un figlio oppure per una relazione che ti ha preso davvero l’anima. Un interrogativo totalizzante e pieno di spunti di riflessione, al punto che i London Grammar ne hanno fatto il fulcro del loro nuovo album, dal programmatico titolo di “The Greatest Love”.
L'inno alla libertà
Presentato come un ritrovato inno alla libertà, il quarto disco in carriera del trio originario di Nottingham guidato da Hannah Reid insieme ai sodali Dot Major e Dan Rothman racconta in dieci tracce delle loro esperienze di vita, fondendo quotidianità e un’eterea carica melodrammatica. Così, come lo stesso titolo suggerisce, il tema dell’amore permea a mo’ di diario intimo tutti i brani, in una sorta di lavoro di introspezione personale che passa dalla fragilità alle inedite prospettive suggerite dalla recente maternità della frontwoman.
Tra testi liberatori e melodie dolcemente sincopate, i London Grammar miscelano insieme leggerezza e profondità. Dal singolo “House”, in cui con un’avvolgente incisività mettono in chiaro il proprio empowerment intonando “This is my place, my house, my rules”, alla toccante malinconia di “Fakest bitch” mentre cercano di lasciarsi alle spalle una classica storia di amicizia e tradimento, oppure in una enfantica “You and I” impreziosita da cori e archi, il gruppo riesce a esprimere con intimità e grazia tutta la propria spinta emotiva.
Attraverso brani capaci di giocare con le dinamiche, come le atmosferiche percussioni latine di “Santa Fe” e il trip-hop di “Kind of man”, i London Grammar riescono a creare tessiture ovattate e sinuose, in bilico tra tensione e dolcezza. Altrove invece, se con la più esplosiva “Rescue” si alza il ritmo, con la consueta timbrica ipnotica e i crescendo della cinematografica “LA”, ecco venire alla luce la grande forza evocativa del terzetto, anche in assenza di ritornelli a presa rapida.
In ultimo, la titletrack, posizionata in chiusura, conclude l’album esprimendo un’ulteriore dose di struggimenti attraverso una potente ballata per pianoforte e archi, che sostiene l’ugola da contralto della cantante: “I need you because you are a woman / I’ll hate you because you are a woman / And I’ll love you because you are a woman.”
Cuore a nudo
A tanta sensibilità sostenuta da testi a cuore aperto, “The Greatest Love” fa corrispondere sempre trame soffuse e misurate, in cui il trio dimostra ancora una volta tutta la propria raffinata qualità nel costruire melodie elettro-pop ovattate e sinuose, che richiamano ora Dido e ora i Massive Attack, senza soluzione di continuità. Traspaiono così, con orchestrazioni, campionamenti e il registro vocale di Hannah Reid, carattere e tenerezza in egual misura. Pure in un album che vuole esprimere forza mettendo a nudo la propria vulnerabilità.