Eminem tra luci e ombre combatte il suo alter ego Slim Shady

Un disco corrosivo, non del tutto riuscito a livello di sound, ma comunque "unico".

Recensione del 13 lug 2024 a cura di Claudio Cabona

Voto 7/10

Eminem, a 51 anni, fa i conti con se stesso. Non perde, ovviamente, la sua carica aggressiva e il gusto per la provocazione. Nulla di nuovo sul piano generale e musicale, anzi c’è parecchia nostalgia in alcuni frangenti, ma riaffiora un’identità, quella che lo ha reso una leggenda e che negli ultimi lavori discografici si era persa. “The Death of Slim Shady (Coup de Grâce)”, il dodicesimo album di Eminem, è oscuro, pieno di barre perfide, alcune trash, altre memorabili, in un continuo equilibrio e scontro tra l’alter-ego cattivo Slim Shady e l’uomo Marshall Mathers. Sono i titoli di coda? È un saluto finale? Chi può dirlo, ma l’idea di una “resa dei conti” definitiva è affascinante.

Em lo racconta come un “concept”, in diversi frangenti in effetti è così. In questo disco c’è tanta qualità lirica e tecnica, c’è gusto per la “battaglia”, flow da vendere, ma anche un po’ di noia e poca freschezza sonora: le produzioni portano soprattutto la firma di Dr. Dre, lo stesso Eminem e Luis Resto, quando c’è la mano del primo si sente subito un livello più alto. Si passa da pezzi cantilenanti in pieno stile Eminem a brani più rap fino ad altri ancora che, rimanendo a metà tra i due universi, non riescono a incidere. Al di là dei difetti “The Death of Slim Shady (Coup de Grâce)” è un disco unico perché unico è l’artista che lo ha scritto, capace di creare un mondo immediatamente riconoscibile. E sono in pochi a poter vantare un timbro così profondo.

“Lucifer” ha un’intro simile a "Square Dance", contenuta in “The Eminem Show”. Il tocco di Dr. Dre qui è magico. Em si scaglia contro la conduttrice Candace Owens con frasi velenosissime. In “Evil” la voce di Detroit racconta il suo lato malvagio, musicalmente parte da un giro di piano sinistro, un pezzone. "Road Rage" è altamente provocatorio: Eminem è tra i pochissimi a potersi permettere un brano così nel mondo hip hop e ad avere il coraggio di pubblicarlo. Spiega in modo paradossale come il bullismo possa essere un monito e una spinta a far cambiare vita alle persone grasse e se la prende con i “gruppi viziati” che vogliono che il mondo si adatti a loro invece di essere loro ad adattarsi al mondo. "Head Honcho" con Ez Mil, giovane talento di origini filippine, profuma di hip hop dall’inizio alla fine, il tutto impreziosito da barre bilingue. 

"Brand New Dance" è un salto musicale ai primi 2000, il sound del primo Eminem è inconfondibile. "Bad One" con White Gold continua la saga contro Machine Gun Kelly, “un piccolo figlio di puttana” che cerca un altro round, ma è anche un pezzo che si interroga sui comportamenti dei rapper bianchi, di cui lui è stato un precursore. E ironizza sullo stato mentale di Kanye West" quando non prende le medicine". "Trouble" mette il dito  nella piaga: "La generazione Z sta cercando di cancellare Eminem". In effetti molti giovani amanti del rap di oggi non sembrano riconoscere al rapper di Detroit lo status di leggenda che si merita, è una fucilata da poco più di 40secondi. “Habits” è un altro muro contro muro: si parla di dipendenze, ma soprattutto della sua voglia di provocare la comunità LGBTQ+. Em si dice preoccupato, ha paura di essere "cancellato" come DaBaby in seguito al suo sfogo omofobo al festival Rolling Loud del 2021. Tuttavia, dopo aver riflettuto sulle sue radici a Detroit chiarisce che, nonostante tutto quello che ha passato, non è cattivo come sembra. 

“Tobey” e “Houdini” sono i due singoli di lancio del progetto"Antichrist" è un pezzo falsamente soft con la voce di un bambino, in realtà è schizofrenico e furente con barre contro Puff Daddy, accusato recentemente di molestie. "Renaissance" è importante per capire il progetto: parla della morte di Slim Shady e punta il dito contro chi ha il coraggio di criticare, senza alcuna competenza, la musica di Lil Wayne, Kendrick Lamar e Kanye West. "Guilty Conscience 2", seguito di "Guilty Conscience" del 1999, ribalta alcune narrazioni: Slim Shady e Marshall si scontrano, ma sembrano voler mettere fine alla loro guerra e anche a quella contro altri storici avversari: Machine Gun Kelly, Christopher Reeves, Nick Cannon, Limp Bizkit, Will Smith, Canibus, Lord Jamar e Ja Rule. Ma alla fine il lato oscuro di Slim sembra avere la meglio.

"Temporary" feat. Skylar Grey spezza il disco, è un tributo a sua figlia Hailey, nella serrata “Fuel” invece omaggia Notorious B.I.G. e 2Pac, un bellissimo atto di vera cultura hip hop, e mette ancora nel mirino Puff Daddy. "Somebody Save Me" feat. Jelly Roll è una lettera di scuse ai figli, è un pezzo che resetta tutto, anche le barre più cattive. È un brano commovente che fa capire ancora una volta il viaggio del rap. Un genere che attraverso rime dinamitarde può scuotere, ma l’umanità di un artista, come nel caso di Eminem, può e deve emanare luce, esorcizzando il male e i propri errori. 

Tracklist

01. Renaissance (01:38)
02. Habits (04:58)
03. Trouble (00:41)
04. Brand New Dance (03:26)
05. Evil (03:50)
06. All You Got - skit (00:24)
07. Lucifer (04:21)
08. Antichrist (05:14)
09. Fuel (03:33)
10. Road Rage (03:37)
11. Houdini (03:47)
12. Breaking News - skit (00:37)
13. Guilty Conscience 2 (05:25)
14. Head Honcho (03:54)
15. Temporary (04:57)
16. Bad One (04:30)
17. Tobey (feat. Big Sean and BabyTron) (04:44)
18. Guess Who’s Back - skit (01:02)
19. Somebody Save Me (03:50)

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