C’è vita oltre “Shakerando”, la hit che ha fatto conoscere Rhove a livello popolare e mainstream? Sì, c’è. Ma non è affatto facile. Perché costruire una propria identità, avere uno stile riconoscibile capace di trasmettere qualche cosa di profondo, nel lungo periodo, richiede duro lavoro, estro artistico, visioni, idee, talento. “Popolari”, il primo album di Rhove, rapper classe 2001, in questo senso, è senz’altro un passo avanti rispetto a “Provinciale”, l’ep uscito nel 2022, troppo ripetitivo e troppo frammentato per essere un vero primo squillo di tromba. L’ep, infatti, dava l’impressione di essere un insieme di tanti pezzi schiacciati dentro un progetto fatto di fretta, senza un filo rosso.
“Popolari”, che ha richiesto invece un lungo processo di lavoro e maturazione, è strutturato senz’altro meglio, restituisce il ritratto di un rapper che trasmette messaggi positivi, una sana voglia di affermarsi, fotografie del quartiere e il tentativo di tenere insieme diverse anime, da quella urban a quella più dance, in pieno stile francese, come il suo faro Jul, che è presente nel progetto nella traccia “Amore mio” insieme a Sfera Ebbasta. Una sorta di chiusura di un cerchio, di abbraccio tra il big francese e l’allievo di Rho. In questo senso “Popolari” prova davvero a portare qualche cosa di “diverso” nella scena, alternando momenti più emotivi come in “Imputati” o in “Doppia personalità” a pezzi più scalmanati come la divertente e già conosciuta “Pelè” o l’efficace “Zig Zag”. Le tracce più interessanti sono nella seconda parte: da “Cosa sai di me” all’“Outro”, con “Ancora” che spicca, c’è più voglia di andare in profondità e di mettersi davvero in gioco.
Certo, i soliti cliché sulla mamma e sulla zona in cui si è cresciuti non mancano, ma l’immaginario evocato emana una luce propria. Troppo poco? In parte sì. “Popolari” è un passo avanti, ma non un salto di qualità. È il progetto di un giovane artista di talento, pieno di entusiasmo e buoni propositi, ma che è ancora in evidente fase di crescita e di ricerca. Non ci sono canzoni, nel vero senso della parola, capaci di lasciare il segno, neppure nuovi banger: le sedici tracce sono più che altro colonne sonore di accompagnamento che possono al massimo far contenti i giovanissimi, ma poco più. Certo, è tutto commisurato alla sua età e al suo pubblico, però Rhove, scrollandosi di dosso tante sovrastrutture, potrebbe davvero trasformare quella “normalità”, che rivendica con orgoglio, in qualche cosa di speciale. Ma la strada, soprattutto in un mercato così saturo, che non tollera tentennamenti, non è in discesa, mai.