Mario Crispi - SOFFI - la recensione

Recensione del 07 ago 2000

Difficile che la CNI pubblichi degli album poco brillanti, tuttavia a volte succede: ed è proprio il caso di questo lavoro di Mario Crispi, membro fondatore degli Agricantus e deus ex machina di questa interessante operazione etnomusicologica. “Soffi” è un album che nasce dallo studio di strumenti a fiato provenienti dai cinque continenti, e che sono il ney (persiano, turco e arabo), il selijefløyte (lappone), le zummara (nordafricane), le launeddas (sarde), l’arghoul (egiziano), il clarinetto (balcanico), l’antara e il sikus (andini), il duduk (turco), il marranzanu (siciliano), il didjeridoo (australiano). Dalla ricerca di un’espressività che sia in grado di coniugare insieme suoni provenienti da culture e paesi diversi, Mario Crispi tenta un lavoro di sintesi che però alla fine sembra sin troppo ambizioso rispetto alla natura del risultato, che appare sin troppo frammentato e dispersivo. I “soffi” presenti sull’album concedono poco all’ascolto, ma sembrano maggiormente volti a gratificare le istanze di ricerca del loro autore, finendo inevitabilmente per annoiare dopo un po’ chi ascolta. Un peccato, perché il concept che c’è dietro alle 10 tracce di questo lavoro è decisamente interessante e dovrebbe godere di un altro riscontro, ma tant’è: alla fine l’attenzione per l’album si affievolisce, e i continui rimandi trasversali a mondi e culture distanti e affascinanti non basta a convincere e a salvare questo album dal rischio di sembrare troppo pedante e monocorde.

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