Chi scrive di musica è naturalmente sempre alla ricerca di nuovi suoni da ascoltare e commentare, sia che si tratta di nuove band sia di artisti che optano per una trasformazione.
Il sesto disco dei Real Estate non rientra in nessuno di queste categorie, men che meno una grande notizia, tuttavia già il primo ascolto di queste 11 canzoni indie rock luminose e malinconiche, le chitarre jangle e la leggera psichedelia, ti fanno amare quella dolce routine.
Canzoni familiari
Ritroviamo il quintetto del New Jersey dopo un paio di dischi un po' deludenti, mentre in questo “Daniel” tornano ai bei tempi di “Days” e “Atlas”.
La tripletta posta all'inizio del disco - “Somebody New”, “Haunted World” e “Water Underground” - fanno subito capire all'ascoltatore che non si ha voglia di sfidarlo o di sorprenderlo, ma solo di metterlo a proprio agio con ritmi languidi e solare leggerezza.
“An unfamiliar place / With a familiar song” solo i primi due versi di “Haunted World” e, nella loro semplicità riescono a formulare una poetica involontaria: contrastare circostanze stressanti con la magia del familiare è proprio il goal di questo disco dei Real Estate.
Un pizzico di country e psichedelia
Tuttavia in canzoni come "Freeze brain" i Real Estate dimostrano che possono anche variare la loro formula: le linee vocali multitraccia ruotano attorno a un beat secco, creando una sorta di buona psichedelia che espande l'atmosfera del disco senza romperla. Anche nella finale "You are here", dove pesanti tasti di tasti di pianoforte incontrano beat simili a trip-hop prima che tutto defluisca in una parte strumentale infinita.
Ma il suono che emerge in tutto il disco è quello dei Real Estate in purezza, con qualche accenno qua e la di country dato dalla steel guitar. Il disco infatti è stato registrato nei leggendari RCA Studio di Nashville con la produzione di Daniel Tashian (chissà se il titolo è riferito a lui) famoso per aver conquistato un Grammy per il suo lavoro in “Golden Hour” di Kacey Musgraves, disco molto apprezzato in USA del passaggio al pop rock di una delle tante giovani regine del country. Ma quella dei Real Estate è un'altra storia anche qui ben sintetizzata da una loro strofa “Best we can do is be happy here / Sing another line”.