"What Now", lo spirito inquieto di Brittany Howard

Secondo disco dell'ex cantante degli Alabama Shakes. Eclettica come solo Prince sapeva essere.

Recensione del 22 feb 2024 a cura di Michele Boroni

Voto 8/10

Non so se abbiamo ancora capito in profondità Brittany Howard, però sappiamo che si tratta di un'artista che non ama le scorciatoie o i percorsi lineari e sicuri – o, come si dice ora nella neo-lingua “stare dentro la comfort zone”. 
Già con il suo Jaime uscito nel settembre 2019, all'indomani dello scioglimento degli Alabama Shakes di cui era la brillante voce, ci aveva stupito per il suo eclettismo tra i generi e per la spiazzante sincerità nel volersi raccontare, anche affrontando temi dolorosi.

E adesso?

Ecco che dopo cinque anni torna più inquieta e determinata che mai con una domanda, senza il punto interrogativo. "What now",  ovvero “E adesso...”: una frase che ci viene in mente in diversi momenti della vita, in una domenica particolarmente pigra o nel bel mezzo di una crisi esistenziale. Ed è anche la frase che pronuncia tra sé e sé l'ascoltatore tra un brano e l'altro di questo disco, mentre si chiede che genere dovrà aspettarsi dalla canzone successiva. 
“What now” è un affascinante viaggio tra funk futuristici e omaggi vintage, tra house e spunti gospel. Le canzoni sono tutte legate dalle campane tibetane e che aprono la maestosa “Earth sign”. Ma nonostante i vari cambi di registro c'è un doppio fil rouge: da una parte, l'ambiziosa e grandiosa visione della Howard che mai come questa volta rimanda a Prince, dall'altra c'è il tema del recente divorzio che costituisce il cuore tematico disco declinato in varie risposte emotive: dal fastidio di cadere (“Red Flags”) all'energico auto-empowering (“Power to undo”), dalla disperazione (“Samson”) al crogiolarsi con gioia nella sperimentale “Every Color in Blue”.

Squadra compatta

Il disco è composto, interpretato e prodotto dalla stessa Howard, con l'aiuto del prolifico produttore canadese Shawn Everett, già presente nell'ultimo album degli Alabama Shakes. 
A suonare con lei ci sono ancora gli ex Alabama Shakes come il bassista Zac Cockrell e il tastierista Paul Horton, mentre alla batteria c'è il jazzista Nate Smith che dà un sapore diverso alla ritmica. Ma soprattutto c'è lei, vera leader, alla chitarra e alla voce potente e versatile, a volte cristallina e pop, talvolta profondamente soul e gospel e altre volte distorta e dissonante al punto da avvicinarsi a quello di Thom Yorke nella conclusiva “Every Color in Blue”. Chiunque finisca un album come questo dà la speranza di poter realizzare almeno un altro paio di capolavori in futuro. 

Tracklist

01. Earth Sign (03:38)
02. I Don't (03:22)
03. What Now (03:46)
04. Red Flags (04:27)
05. To Be Still (02:27)
06. Interlude (00:38)
07. Another Day (02:14)
08. Prove It To You (03:20)
09. Samson (05:17)
10. Patience (03:16)
11. Power To Undo (02:50)
12. Every Color In Blue (03:06)

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