Fino al 29 dicembre, ripubblichiamo le recensioni dei dischi candidati ai Rockol Awards 2023 nella categoria "Miglior album italiano": è possibile votare qua.
Qua invece le candidature per i migliori live.
Canta l’importanza di perdersi per poi ritrovarsi. E lo fa con una serenità che prima di oggi non aveva mai mostrato. Non così. Lo si percepisce nelle interpretazioni, più sussurrate e dolci che in passato, da “Amore cane” (in duetto con Lazza - si conoscono da anni e non è un feat modaiolo, giura lei, e poi non era neppure previsto: lei gli ha fatto ascoltare il pezzo, lui se ne è innamorato e ha voluto inciderlo) a “Indaco”, passando per “Intervallo” e “Capelli corti”. E poi esplora nuove sfumature vocali, gioca con i suoi contemporanei dell’elettronica ma senza snaturare quanto costruito finora, restando fedele a sé stessa. La nuova Emma è tutta da scoprire. E la prima a scoprirsi è stata proprio lei, che in “Souvenir”, il settimo album della sua carriera, il primo in quattro anni, racconta il viaggio compiuto negli ultimi anni. Interiore, prima di tutto: dopo dieci anni di carriera, celebrati con una raccolta e un tour nel 2021 (con un anno di ritardo, causa pandemia), la voce di “Calore” ha fatto tabula rasa ed è ripartita quasi da zero.
La crisi, se così vogliamo chiamarla, che si è ritrovata a vivere mentre la musica intorno a lei cambiava, l’ha raccontata lo scorso anno nel documentario “Sbagliata ascendente leone”: “Ho cercato di sposare i cambiamenti del mercato senza stravolgermi”, dice lei. Che è uscita dall’impasse con l’umiltà di chi si mette in discussione. Dopo le vicende personali che hanno travolto la sua vita fuori dai palchi - alla scomparsa del padre è dedicata una delle canzoni del disco, “Intervallo”, con lo zampino di Franco126, sempre riconoscibilissimo - la popstar si è asciugata le lacrime, si è sistemata i capelli, ha tolto i segni della polvere dalla giacca di pelle ed è tornata in carreggiata. Con l’attitudine e il carattere di sempre.
“Souvenir” è un’istantanea della Emma di oggi: nove canzoni che corrispondono ad altrettanti pezzi di un puzzle sopra ai quali sono stampate tutte le sfaccettature della cantautrice, che si sporca le mani e si (ri)mette in gioco, ora duettando con Tony Effe su “Taxi sulla luna” (con la produzione di Takagi & Ketra), ora facendosi produrre da Drillionaire (“Amore cane” e “Carne viva”), ora scrivendo con autori di nuova generazione come Jacopo Ettorre e Paolo Antonacci (dietro le hit di Fedez, Elodie e Marco Mengoni).
Se la “musica è solo hype”, come canta in “Mezzo mondo”, la differenza la fanno le canzoni. In “Sentimentale” Emma rivela la sua vena più rock: “Rappresento tutte quelle donne che si risvegliano dal torpore degli amori andati a male, indossano il loro sorriso migliore e vanno a riprendersi la serenità”, dice, e per un attimo sembra di sentir parlare - e cantare - la sua “mamma rock” Loredana Bertè. “Intervallo”, al di là del significato, è una bella canzone in cui Emma indossa il suo vestito più classico ed elegante, raccontando la sua maturità anche sotto questo aspetto. E poi c’è “Iniziamo dalla fine”, la vera hit del disco, co-firmata da Davide “Tropico” Petrella: una canzone pop senza fronzoli, che va dritta al punto. Con un ritornello killer che ci restituisce la Emma più spudorata e sfrontata: “Da domani non piango / che non ti meriti altro / e non mi meriti no”.