Negli ultimi anni è pittosto raro che qualche disco mi sorprenda fortemente per il carattere innovativo della proposta musicale, però ricordo distintamente quanto mi colpirono i primi ascolti di “to hell with you” il mixtape del 2021 di PinkPantheress. 10 brani in 18 minuti che, a mio parere, incarnavano perfettamente la sintesi della musica pop al tempo dei social: un mix malinconico, ironico e inebriante di generi e temi, frutto di un'autentica partnership tra l'algoritmo e un nuovo talento artistico. Poi non lo recensii perché si trattava di un'opera ancora imperfetta, però da allora ho tenuto sempre d'occhio il lavoro di PinkPantheress.
Lo scorso weekend è uscito “Heaven Knows”, il primo vero disco di PinkPantheress.
Difficile da catalogare
“Heaven Knows” è la continuazione di questo breakbeat pop con un budget maggiore, un'ambizione più ampia e un'idea di songwriting e di canzone più strutturata.
La cosa che mi ha colpito è leggere le dichiarazioni della cantante 22enne che dà il volto a PinkPanheress secondo cui lei non va su TikTok né su Instagram, demolendo in un colpo solo l'unica certezza che avevo.
Comunque sia, il disco conferma le sue grandi capacità di realizzare potenti quadretti di nuovo pop.
Guardando la copertina o i suoi ultimi video sembrerebbe che PinkPantheress voglia diventare l'ultima sensuale giovane diva r&b. In realtà, lasciando da parte le apparenze e ascoltando bene le canzoni, si tratta sempre di quel vivace e intricato incrocio tra drum'n'bass liquida, garage britannico, hyper pop, un po' di house, e testi piuttosto cupi e angoscianti.
Collaborazioni con altri artisti e testi cupi
Rispetto ai precedenti lavori (anche un EP dal titolo “Take Me Home” e una canzone per la colonna sonora di “Barbie”) il tutto è molto più maturo e contaminato.
La grande novità è data dalle collaborazioni con altri artisti affini, ma non vicinissimi a PinkPantheress. L'opener “Another Life” con il giovane cantante nigeriano Rema dà nuova linfa al suo drum'n'bass insaporendolo con l'afropop. Anche l'abbinamento con Kelela in “Bury me” pur venendo da scene musicali differenti fa capire che c'è voglia di sperimentare e tentare nuovi percorsi. Merito anche di un parco produttori di livello che va da Mura Masa all'esperto di hit Greg Kurstin al più sofisticato BNYX. Se “Feel Complete” è un tributo all'r&b degli anni zero, “Mosquito” ha tinte latine, mentre “Feeling” è un brillante pezzo pop e “Boy's a liar, Pt.2”, un successo del passato con Ice Spice che rientra perfettamente all'interno del disco.
A contrastare con la voce un po' da K-pop star e i beat da indie-disco, ci sono testi molto cupi e introspettivi in cui si parla di morte e perdita. L'iniziale “Another life” parte dall'elaborazione del lutto di un partner scomparso, mentre “Ophelia” illustra nel testo, ma anche nella musica, una scena di annegamento con effetti di acqua e sirene di polizia.
Si tratta quindi di un nuovo pop in cui evidentemente bisogna entrare un po' dentro, ma che ha dalla sua grande inventiva e una certa visione verso il futuro.