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«MY SOFT MACHINE - Arlo Parks» la recensione di Rockol

La nuova intima profondità pop di Arlo Parks

La cantante londinese si sposta a L.A. per “My soft machine”, il secondo album

Recensione del 29 mag 2023 a cura di Michele Boroni

Voto 7.5/10

La recensione

Considero “Collapsed in Sunbeams”, primo disco del 2021 di Arlo Parks uno dei migliori esordi degli ultimi decenni (qui la recensione), non solo per la qualità delle composizioni, la voce intensa di Arlo Parks e quel mix ben dosato tra indie pop, soul e trip-hop, ma anche per aver catturato perfettamente quel periodo di disagio e di incertezza legata alla pandemia, ma non solo. 
Tutta questa alchimia ha reso Parks una amata leader della cosiddetta Super Sad Generation, una narratrice quasi magica che conosceva e raccontava perfettamente come si sentivano i giovani e giovanissimi in quel periodo.

Un vortice di eventi e di emozioni 

Negli ultimi anni sono successe molte cose nella vita personale e artistica di Arlo Parks: vince il Mercury Prize per il disco d'esordio e il Brit Award come miglior nuovo arista, trascorre gran parte del 2021 e del 2022 on the road, incluso un tour con Clairo e date come artista di supporto per Harry Styles e Billie Eilish, si trasferisce da Londra a Los Angeles, si fidanza con la popstar Ashnikko e ha un burnout per troppo lavoro che la costringe a cancellare diversi concerti nel settembre del 2022 (anche in Italia). 
Anche tutto questo è contenuto dentro “My Soft Machine” il nuovo atteso secondo disco di Arlo Parks uscito lo scorso weekend in cui racconta il vortice di emozioni con cui ha a che fare mentre si trova a confrontarsi con i drastici cambiamenti della sua vita. 

Urgenza e introspezione

Oggi i suoi testi sono più urgenti di prima, magari con meno dettagli poetici o riferimenti alla cultura pop che erano molto piaciuti al suo pubblico, ma con una maggiore introspezione, tra la felicità di una relazione consolidata e la paura che nessun sentimento così bello possa durare così a lungo. Le parole dei suoi testi provengono magari meno dell'amica sensibile che  ascolta e capisce e più da chi invece è alla ricerca di felicità e affetto. 
In “I'm Sorry” si ricollega al burnout che ha interrotto il suo tour - "Ho lavorato incessantemente, sentendomi intrappolata e impazzita" rappa dolcemente - mentre in “Room (red wings)” racconta la disperazione di una rottura, anche se in “Pegasus” - cantata insieme a prezzemolino Phoebe Bridgers - racconta le gioie dell'amicizia. 

La scelta pop 

Ma forse il cambiamento maggiore di “My soft machine” risiede nel sound, che abbandona quelle tinte grigie di West London per un pop californiano più solare. In “Impurities” c'è una ritmica hip-hop che si lega a svolazzi melodici giapponesi, “Dog Rose” è una pura Fm Song americana, e in “Devotion” la chitarra elettrica in primo piano è così lontana dalla Arlo Parks del passato, e infatti è cambiata totalmente la squadra dei produttori intorno a lei. Tuttavia è giusto che la giovane Arlo non si leghi allo stereotipo della “ragazza triste” che rischia di diventare un cliché oltre che una gabbia, considerata anche la giovane età e le cose che ancora può fare. E inoltre anche all'interno di un universo sonoro così diverso, lei riesce ancora a mettere il suo spleen vocale che l'ha resa celebre. 

Tracklist

01. Bruiseless (01:11)
02. Impurities (03:49)
03. Devotion (02:45)
04. Blades (03:41)
05. Purple Phase (04:24)
06. Weightless (04:02)
07. Pegasus (ft. Phoebe Bridgers) (03:06)
08. Dog Rose (03:08)
09. Puppy (03:13)
10. I'm Sorry (03:07)
11. Room (red wings) (04:28)
12. Ghost (03:47)
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