Le riflessioni su vita, morte, fede e aldilà di Paul Simon

"Seven psalms" è il concept album del musicista newyorkese sul credere o meno alla fine del viaggio

Recensione del 29 mag 2023 a cura di Paolo Panzeri

Voto 7/10

Nel settembre del 2018 Paul Simon tenne il suo ultimo concerto nella natia New York, annunciando che ci sarebbero potuti essere altri spettacoli dal vivo – che infatti ci sono stati, molto pochi - ma mai più un tour. Sempre nel settembre del 2018 pubblicò l'album "In the blue light". Un disco in cui rivisitava brani meno noti del suo repertorio. Anche se al momento dell'addio ai concerti aveva rassicurato che non avrebbe chiuso l'attività in studio di registrazione, l'uscita praticamente in contemporanea di quell'album aveva portato i più pessimisti a non farci troppo conto. Ora, trascorsi quasi cinque anni da quei giorni, l'81enne musicista newyorkese è tornato con un album di inediti intitolato "Seven psalms". Un titolo che rimanda alle cose della religione composto da sette brani però presentati in scaletta uno di seguito all'altro, come fosse un'unica canzone, a rimarcare come l'opera debba essere fruita e valutata nella sua interezza, come fosse un corpo unico. Questi i titoli dei vari movimenti: "The Lord/Love is like a braid/My professional opinion/Your forgiveness/Trail of volcanoes/The sacred harp/Wait".

Il suono delle campane

"The Lord", il Signore, accoglie all'ascolto di "Seven psalms" e si apre con dei rintocchi di campana che ciclicamente tornano nello svolgersi del brano (e del disco), voce e chitarra acustica, un'elegia a proposito del creato. L'ambiente sonoro non muta nel secondo capitolo (e non muterà in seguito) della riflessione di Paul Simon. Non nascondo che avevo qualche riserva dettata dal pregiudizio riguardo questo disco, pregiudizio legato principalmente al suo titolo. Nulla contro i salmi, però... i primi due brani mi stavano confermando che non sarebbe stata una passeggiata di salute. E' pur sempre Paul Simon, mi dicevo, però... Mi sbagliavo, si trattava semplicemente di rompere il fiato, come accade quando si va a fare una corsa al parco. A partire dal blues "My professional opinion" si entra nel mood e – almeno così è accaduto a me – lo si trova confortevole. Nel corso del brano viene ricantato il ritornello di "The Lord" ("The Lord is my engineer/The Lord is the earth I ride on/The Lord is the face in the atmosphere/The path I slip and I slide on") e non sarà l'unica volta. "Trail of volcanoes" lancia uno sguardo pietoso verso un'umanità che non ha trovato il modo di salvare se stessa. Viene seguita da "The sacred harp" in cui oltre alla chitarra fa compagnia a Paul Simon la voce della moglie Edie Brickell che duetterà con lui anche in "Wait", la canzone dell'addio alle cose terrene, del tornare al paradiso dal quale siamo venuti, quindi, così come si era iniziato, con il suono delle campane, dopo 33 minuti, si chiude l'ultimo album di Paul Simon. E si rimane un poco interdetti e affascinati con più di un pensiero in testa, pensieri che rimangono presenti anche dopo altri ascolti.

Un viaggio da completare

Del suo album Paul Simon ha detto: “Per me, questo è un viaggio da completare. L'intero disco è davvero un ragionamento che faccio con me stesso sul credere oppure no." Riflessioni di un grande artista che ha ormai vissuto la maggior parte della propria vita su un tema alquanto difficile e del tutto personale. Detto in tutta onestà, questo potrebbe essere, per questioni anagrafiche, ma anche per una produzione discografica abbastanza parca, l'ultimo album di Paul Simon. Così fosse lascerebbe quale ideale testamento artistico un disco parecchio intenso e molto diverso da quanto fatto in precedenza.

Tracklist

01. Seven Psalms: The Lord / Love Is Like a Braid / My Professional Opinion / Your Forgiveness / Trail of Volcanoes / The Sacred Harp / Wait (33:02)

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