Lo Stato Sociale: servono più canzoni e meno slogan

Il ritorno della band bolognese fa bene alla musica, ma non tutto è a fuoco.

Recensione del 09 mag 2023 a cura di Claudio Cabona

Voto 6/10

“La musica non è una cosa seria”, ha cantato lo Stato Sociale. E quando diventa austera in modo troppo perentorio, come una finanziaria governativa, quando l’ostentazione è più forte del messaggio, quando l’essere alternativi è conformismo puro e il successo, come il futuro, diventa una trappola, è giusto che anti-supereroi come lo Stato Sociale tornino a vendicarci. A sei anni di distanza da “Amore, lavoro e altri miti da sfatare”, con in mezzo una crisi innescata dal tormentone “Una vita in vacanza” che ha paradossalmente rischiato di farli saltare in aria, come ci hanno raccontato, la band bolognese torna con un tuffo a bomba pubblicando “Stupido Sexy Futuro”.

Volevano le hit

“Volevano le hit. Volevano i concerti negli stadi. Volevano un’altra 'Vita in vacanza'. Volevano un altro primo posto in radio. Volevano un Sanremo ogni due anni. Volevano un tormentone dell’estate. Ma noi non siamo una macchina da guerra. Non siamo un asset di mercato. Non siamo tagliati per il successo…”, hanno dichiarato i regaz. “Stupido Sexy Futuro”, quindi, è a tutti gli effetti una “seconda vita”, un ritorno sulle scene con qualche cerotto sulla testa, ma tanta voglia di cantare senza pensare a nient’altro. Un disco strano, che profuma in qualche modo ancora di indie delle origini, il tutto in un 2023 che quel mondo, all’inizio spontaneo e cristallino, poi diventato il nuovo pop, sembra averlo in grande parte cancellato. Ha un sapore quasi nostalgico nel suo modo di arrivare all’orecchio dell’ascoltatore. Come a dire: passano gli anni, tutto cambia, ma Lo Stato Sociale, nel bene e nel male, no.

I brani più emotivi

È certamente, piaccia o non piaccia, un disco libero, che non si pone troppi problemi nell’esprimere con forza quello che la band pensa: il trittico iniziale “La musica degli sfigati”, “Anche i ricchi muoiono” e “Ops l’ho detto” vogliono, sempre con grande ironia, segnare una linea di demarcazione fra la musica fatta in laboratorio per piacere a tutti i costi e una voglia profonda di esprimersi, al dì là dei numeri e dei risultati. Il problema è che il linguaggio dello Stato Sociale, in queste sue declinazioni molto dirette, fra slogan, frasi grottesche e a effetto, non ha la stessa presa che forse aveva quindici anni fa. Sotto-sotto, fra suoni e parole apparentemente pungenti, spunta però, per chi ascolta, un po’ di stanchezza. Non siamo più agli inizi, serve crescere.

Altro campo da gioco sono i brani più emotivi, che sono quelli più a fuoco del disco, anche musicalmente. Sono meno da protesta banalotta e più intimi: “Per farti ridere di me” con Mobrici, una canzone a tutti gli effetti, la più bella dell’album, “Tutti i miei amici” e “Fottuti per sempre” con Vasco Brondi, che nonostante qualche passaggio un po’ scontato e retorico, è un’auto-analisi interessante. Il ritorno dello Stato Sociale è una buona notizia, lo sarebbe ancora di più se alcuni stilemi stilistici venissero rimodellati, per dimostrare definitivamente qualche cosa in più.

Tracklist

01. La musica degli sfigati (03:58)
02. Anche i ricchi muoiono (02:45)
03. Ops l’ho detto (02:56)
04. Pompa il debito (02:52)
05. Per farti ridere di me (feat. MOBRICI) (03:27)
06. Vita di m3rda 4ever (02:52)
07. Tutti i miei amici (04:30)
08. Senza di noi (03:39)
09. Che benessere !? (03:53)
10. Fottuti per sempre (feat. Vasco Brondi) (04:57)
11. Filastrocca per un disco (03:12)

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