Se continuate a sottovalutare Ellie Goulding, fate male. Parlano per la voce di “Burn” i numeri. In dieci anni di carriera, tanti quanti ne sono passati quando quella hit la catapultò in testa alle classifiche internazionali, la cantautrice dell’Herefordshire ha venduto oltre 27 milioni di album in tutto il mondo e 218 milioni di singoli, totalizzando 43 miliardi di streams sulle piattaforme. Mica male. Un decennio dopo il successo che la rese una sensazione pop anche fuori dal Regno Unito, Ellie Goulding non ha alcuna intenzione di cedere il posto che è riuscita a ritagliarsi nella scena pop combattendo con le unghie e con i denti. In “Higher than heaven”, il suo nuovo album, la cantautrice continua ad affidarsi ad alcuni dei principali hitmaker del pop internazionale, di vecchia e di nuova generazione: negli undici brani che segnano il suo ritorno sulle scene discografiche a distanza di tre anni dal precedente “Brightest blue” c’è lo zampino di - tra gli altri - Greg Kurstin (Adele, Sia, Pink, Lily Allen), Stepgen “Koz” Kozmeniuk (Madonna, Dua Lipa), Jesse Shatkin (One Direction, Jennifer Lopez) e Andrew Watt (Justin Bieber, Miley Cyrus).
Le ambizioni sono state esplicitate già con le prime anticipazioni dell’album, i singoli “Easy lover”, “Let it die” e “Like a saviour”: continuare ad alimentare quella macchina sforna hit che è Ellie Goulding, che con i suoi cinque album, dal 2010 ad oggi, ha mancato solamente una volta l’obiettivo di conquistare la vetta della classifica dei dischi più venduti nel Regno Unito (nel 2015 con “Delirium”). Se in “Brightest blue” la Goulding flirtava con l’r&b e l’indie pop, in “Higher than heaven” torna ad atmosfere più danzerecce, spaziando dal synth pop alla nu-disco, passando per la dance pop. Sorpresa: nel disco c’è anche un po’ di Italia.
In “Better man”, contenuta nell’edizione deluxe di “Higher than heaven” la produzione è co-firmata dai fratelli Marco e Giampaolo Parisi - che suonano anche basso, tastiere, sintetizzatori e percussioni - partiti da Salerno alla conquista delle session nelle stanze dei bottoni del pop internazionali: prima di Ellie Goulding hanno collaborato con - tra gli altri - Will.I.Am e i Black Eyed Peas, Ed Sheerain, Tiesto e gli Swedish House Mafia. Da "Midnight dreams" a "How long", passando per "Cure for love", "Love goes on" e il duetto con Big Sean su "Easy lover", il disco fa il suo: è una buona collezione di potenziali hit scala-classifiche, che non hanno nessuna pretesa se non quella di diventare successi pop.
“Penso che sia stata una reazione quasi diretta alla pandemia e al fatto di non essere in grado di fare la cosa che amo di più, esibirmi dal vivo”, dice Ellie Goulding parlando delle sonorità e delle atmosfere del disco, luminose e taglienti, da pista da ballo. E proprio in una pista da ballo la 36enne cantautrice britannica proverà a trasformare il prossimo autunno il Fabrique di Milano, dove si esibirà il 2 novembre per l’unica data italiana del tour legato a “Higher than heaven”.