Joe Jackson - SUMMER IN THE CITY - la recensione

Recensione del 11 lug 2000

Joe Jackson è uno dei personaggi che più si sono divertiti a scombinare le certezze dei critici musicali - ma anche i suoi estimatori ne hanno spesso subito le brusche deviazioni. A volte il musicista inglese è sembrato innamorato della propria inafferrabilità, oppure terrorizzato dall'idea di essere catalogato. Se in carriera non fosse stato ciclicamente preso da un sommo disgusto per il pop e per il rock, forse la sua caratteristica più evidente, l'eclettismo, avrebbe fatto felici coloro che proprio ascoltando pop e rock lo hanno incontrato e volentieri seguito. Intendiamoci, nessuno gli nega il diritto di immergersi di volta in volta nella musica classica o nel jazz; quello che però dà da pensare è la rigidità con cui l'autore di "Real men" ha sempre separato la musica "alta" da quella "bassa", in aperta controtendenza con l'attuale tendenza a mescolare (pardon: contaminare) tutto in un gran calderone. Avrà i suoi motivi. Anche se già vent'anni fa scriveva sulle note di copertina di "Beat crazy": "Abbiamo tentato di dare un senso alla musica pop. Sapevamo di essere destinati alla fine. La domanda è: perché mai ci abbiamo provato?"

Ora, dopo dieci anni di semieremitaggio, il professore inglese sembra provare a riguadagnare quella posizione che pareva essersi conquistato alla fine degli anni '80. Alla sua generazione del resto manca un Cole Porter o un Burt Bacharach (Costello? Sinceramente, qualcuno è in grado di ricordare un suo brano che concili genio e immediatezza come "Steppin' out" di Jackson?). Forse gli è venuta la tentazione di essere lui. Ecco perché questo live ha la neanche troppo nascosta funzione di restituire lui al pubblico, con alcuni brani che "tracciano il territorio". Il Duke Ellington di "Mood indigo" e i Beatles di "Eleanor Rigby", gli Steely Dan di "King of the world" e naturalmente i Lovin' Spoonful di "Summer in the city". Questo è il campo da gioco, qui Jackson fa sapere di essere nuovamente pronto a giocare, mentre la temperatura del concerto suggerisce il calore e l'indolenza di un'estate in città, anzi, nella città per antonomasia, New York, che ispirò al professore il suo disco più noto, "Night and day". Non a caso, "In autunno è in arrivo 'Night and day II'", annuncia il libretto del CD. Una promessa che ingolosisce. E questo live, disposto a guardare indietro sino a "Fools in love" e alla semipunk "One more time", è l'aperitivo.


Tracklist:

"Summer in the city"
"Obvious song"
"Another world"
"Fools in love/For your love"
"Mood indigo"
"The in crowd/Down to London"
"Eleanor Rigby"
"Be my number two"
"Home town"
"It's different for girls"
"King of the world"
"You can't get what you want"
"One more time"

Vai alle recensioni di Rockol

rockol.it

Rockol.com s.r.l. - P.IVA: 12954150152
© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Privacy policy

Rock Online Italia è una testata registrata presso il Tribunale di Milano: Aut. n° 33 del 22 gennaio 1996