Iggy Pop, l'incanto del rumore

I cinquant'anni di 'Raw Power'

Recensione del 07 feb 2023 a cura di Simöne Gall

Voto 8/10

Mentre usciva il suo acclamato 'Every Loser', realizzato in cooperazione con luminari quali Dave Navarro ed Eric Avery (Jane's Addiction), Duff McKagan (Guns N' Roses) e Chad Smith (Red Hot Chili Peppers), il titano Iggy Pop, settantasei anni questo aprile, ha avuto occasione di rimarcare, a colloquio con la stampa inglese, il valore sempre più monumentale del terzo album dei suoi Stooges, pubblicato cinquant'anni fa. Prima di quel disco, "Raw Power", la band proveniente dal Michigan aveva servito a un pubblico - mai disgraziatamente troppo folto - due primi lavori che col passare delle ere sarebbero divenuti altrettanto monumentali, ovvero l'omonimo debutto del 1969 e il successivo "Fun House" (del 1970). Il flop, ma solo commerciale, di entrambi, congiuntamente agli altri problemi (tutti di droga, si può dire), portarono Pop, il bassista Dave Alexander e i fratelli Ron e Scott Asheton (rispettivamente chitarra e batteria) a essere silurati dalla loro casa discografica, la Elektra, la stessa dei Doors (Jim Morrison fu tra le altre cose una fonte di grande influenza per il giovane Iggy).

Per gli Stooges arrivò una prima fine, ma nel 1972 David Bowie, che del loro peculiare sound rock'n'roll aveva sempre compreso il valore, incaricò la MainMan, il management che già stava - discutibilmente - gestendo le sue fortune glitter, di concedere una chance all'amico "Jim" (così Bowie era solito chiamare Iggy, il cui vero nome era James Osterberg). Dopo aver quindi siglato un nuovo contratto con la prestigiosa Columbia Records, Iggy volò a Londra su istruzioni di Bowie, tirandosi dietro il giovane James Williamson, già chitarrista live degli Stooges, con l'idea di ricostituire il vecchio gruppo impiegando, oltre a Williamson, un paio di musicisti inglesi. Tale proposito, tuttavia, fallì quando Iggy optò per il reintegro dei fratelli Asheton (ma spostando Ron al basso), scegliendo poi di ribattezzare il progetto, che lo vedeva indiscutibilmente protagonista, attribuendolo a Iggy & The Stooges. 

Come un'attitudine negligente creò (indirettamente) un sound devastante 

Quando la Columbia ascoltò il materiale che la band intendeva registrare, lo rigettò praticamente in toto, insistendo sull'inclusione di almeno due "ballad" da inserire ciascuna su ogni lato del vinile. Le sessioni di "Raw Power" presero comunque il via, ai londinesi CBS Studios, e terminarono dopo neanche un mese. Guardato a vista da un assistente di studio, Mike Ross-Trevor, Iggy produsse e mixò da solo il disco, e lo fece si può dire alla bell'e meglio - tradotto: meravigliosamente male -, dimenticandosi la maggior parte degli strumenti in un canale stereo e le voci nell'altro, dunque concedendo molta poca attenzione alla qualità e al bilanciamento del suono. La CBS restò costernata per il risultato, e la MainMan informò Iggy che Bowie avrebbe remixato per intero l'album, pena l'annullamento della sua stessa pubblicazione. Pop acconsentì, ma a patto di lasciare inalterato l'inno belligerante "Search And Destroy", poi scelto come brano di apertura di 'Raw Power'. Per il resto del materiale, che avrebbe infine incluso le due "ballad" sollecitate dall'alto, "Gimme Danger", ad oggi uno dei brani simbolo del gruppo, e "I Need Somebody", Bowie non poté fare granché ("Jim, non c'è niente da mixare, qui", disse al cantante), limitandosi a correggere di poco i suoni in una sola giornata di lavoro presso i Western Sound Recorders di Los Angeles, nell'ottobre 1972.

7 febbraio 1973: esce 'Raw Power', ma in pochi se ne accorgono

Con un'immagine di copertina che ritrae un improbabile Pop in make-up, fotografato dal grande Mick Rock (poi scomparso nel novembre 2021), "Raw Power" stazionò verso il fondo della Billboard 200 e scomparve presto dai radar del mainstream. Assieme alla sfavillante immoralità di brani quali "Your Pretty Face Is Going To Hell" e "Penetration" (che Iggy ammorbidì con una spruzzata di celesta), ma anche della title track, vent'anni più tardi reinterpretata dai Guns N'Roses nella loro collection di cover dalla copertina inguardabile ("The Spaghetti Incident?"), l'album raggiunse l'esito stupendamente negativo dei suoi due predecessori, cosicché la seconda incarnazione degli Stooges non ci mise molto a finire alle ortiche, esattamente come la prima.
Nel 1997 la Columbia licenziò una versione celebrativa di "Raw Power" remixata nientemeno che da Iggy Pop stesso. In molti, tra cui il sottoscritto, sono dell'idea che tale versione sia migliore di quella originale di Bowie, il quale nel 2002 dichiarò di continuare invece a prediligere la sua, poiché più caotica e feroce, nonché anticipatrice di un certo tipo di suono che sarebbe apparso più tardi in Inghilterra, quello del punk. Nel cinquantesimo anniversario di "Raw Power", in ogni modo, restano fondamentali tutte le sue incorruttibili caratteristiche, utili anche a ricordarci che per fare la storia del rock non è sempre necessaria l'ingegneria audiofila di un "The Dark Side Of The Moon' (che per pura casualità sarebbe uscito soltanto tre settimane dopo 'Raw Power', il primo marzo del 1973).

Tracklist

01. Search and Destroy - Iggy Pop Mix (03:28)
02. Gimme Danger - Iggy Pop Mix (03:33)
03. Your Pretty Face Is Going to Hell - Iggy Pop Mix (04:54)
04. Penetration - Iggy Pop Mix (03:41)
05. Raw Power - Iggy Pop Mix (04:16)
06. I Need Somebody - Iggy Pop Mix (04:52)
07. Shake Appeal - Iggy Pop Mix (03:04)
08. Death Trip - Iggy Pop Mix (06:07)

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