Fino al 29 dicembre, ripubblichiamo le recensioni dei dischi candidati ai Rockol Awards 2022 nella categoria "Miglior album italiano": è possibile votare qua.
Qua invece le candidature per i migliori live.
“Xenoverso” sta a Rancore come “Tenet” sta a Nolan. Il grande regista, con la sua ultima fatica cinematografica uscita nel 2020, ha portato all’estremo la sua indagine sul tempo e sullo spazio, creando una pellicola dalle tante chiavi di lettura, che richiede un’attenzione particolare e maniacale a ogni passaggio di scena. È una sorta di manifesto radicale di un lungo percorso, una celebrazione di un pensiero fondata su un’immagine e su dei ritmi accattivanti, pop e avvolgenti. Una caratteristica centrale del cinema di Nolan, capace di essere sia alto che popolare. La stessa identica percezione si ha ascoltando il nuovo lavoro di Rancore, “Xenoverso”.
Sfondare nella realtà
Per prima cosa va sottolineato come il rapper romano cerchi di realizzare qualche cosa di speciale e magico, cioè creare un “meta album”. Un disco che ha il dichiarato obiettivo di andare oltre il solo ascolto, sfondando con il suo immaginario nella realtà, diventando un progetto tangibile. Rancore ha creato un vero portale web (www.xenoverso.com) in cui esplorare il mondo parallelo evocato dal disco, ha messo in piedi iniziative e cacce al tesoro legate alla copia fisica dell’album, ha disseminato le canzoni di indizi o legami, proprio per connetterle tutte con la vita di ogni giorno, suscitando dibattito e portando il pubblico a confrontarsi.
“Sono nato in un’epoca incastrata nel presente, dove la verità è imprigionata in ciò che è tangibile e dimostrabile. Esistono tante cose che non conosciamo, tante storie che si muovono fuori dal nostro presente, tante vite che viaggiano fuori dalla nostra realtà quotidiana e tanti mondi nascosti dietro gli angoli dell’Universo – scrive Rancore, presentando il disco - ho cercato una parola che riuscisse a sintetizzare questa sensazione, una parola che desse una casa a tutto questo. L’ho trovata in ‘Xenoverso’ e ho dovuto navigare tanto per arrivarci”.
L’importanza delle produzioni
Il rap di Rancore è sempre stato definito, anche dallo stesso artista, “ermetico”. In “Xenoverso” le scatole cinesi della mente che si aprono all’ascolto rimangono intatte e anzi si moltiplicano. Il rapper tratteggia personaggi (i due feat, Nayt e Margherita Vicario, sono dei veri “incontri” nella narrazione), piante, animali, regole, leggi fisiche di un “mondo altro” che vive nel disco. Un trip lucido e allo stesso tempo allucinato i cui segmenti portano a un vero concept filosofico che per essere apprezzato richiede concentrazione, il tutto in totale controtendenza rispetto alla musica di oggi. Parlare di una canzone singola, senza l’inserimento di questa nell’ampio spettro della visione di Rancore, ha poco senso.
Tutte insieme formano una storia dal sapore cinematografico, fantasy, fumettistico e onirico. Ma nonostante queste premesse, “Xenoverso” non è l’album più ostico di Rancore. Tutto merito della scelta di bilanciare la complessità dei testi a una ricerca della melodia piacevole in diversi casi e a produzioni che rendono il trip per nulla asfissiante. Certo, è abbastanza complicato ascoltare Rancore mentre si fa jogging, si lavora o si lavano i piatti, ma la musicalità dei brani è assolutamente apprezzabile. I tappeti sonori sono firmati da Dardust, Dade, d.whale, Michelangelo, Meiden e Jano, già al fianco di Rancore nel precedente “Musica per bambini”: una varietà importante e centrale.