Fino al 29 dicembre, ripubblichiamo le recensioni dei dischi candidati ai Rockol Awards 2022 nella categoria "Miglior album italiano": è possibile votare qua.
Qua invece le candidature per i migliori live.
Ci sarebbe bisogno di ridisegnare completamente la mappa del pop italiano dopo tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, soprattutto negli ultimi due, compresa l’esplosione sanremese del 2021. Anzi, l’edizione di questo anno, da poco conclusa, ci aiuta a capire, potrebbe aiutarci a capire, se è vero che alcuni artisti delle generazioni più giovani stiano davvero provando a definire un nuovo mainstream, aggiornato ai tempi.
In positivo, dunque, anche questo nuovo album di Irama prova a mettersi in questo solco di mainstream rinnovato, nel quale le forme e le formule, quelle che hanno ingabbiato il pop di consumo nazionale per più di dieci anni, sono rimesse in discussione.
Non abbattute, non abbandonate, sia chiaro, Irama non è certo un giovane rivoluzionario, è pur sempre una star del pop, ma rilette dal suo punto di vista, quello di un artista nato nel pieno del cambiamento, passato da "Amici", approdato a Sanremo e alla ricerca di una nuova maturità, attorno alle mille strade che il suo pop può prendere “Il giorno in cui ho smesso di pensare” è un disco con molti spunti, qualche limite e tante speranze. Gli spunti migliori sono quelli in cui Irama lascia andare la voce, segnalandosi ampiamente come uno dei migliori cantanti della sua generazione, potente, graffiante, ma anche appassionato.
I limiti sono nei pezzi che hanno poca motivazione se non quella di essere hit single, che ancora giocano un ruolo nella tracklist e probabilmente anche nella personalità di Irama. Le speranze sono moltissime, le si nota nei brani dove Irama gioca con il pop in maniera libera, senza badare all’urban o al mainstream, o li dove parla di se e del suo ‘essere in mezzo’, quello che “E se da una parte leggevo Nietzsche dall’altra c’avevo Amici”, quello che quando sceglie la melodia lo fa alla maniera di “Goodbye” o della sanremese “Ovunque sarai”, o di “Baby”. che non saranno originalissime ma sono credibili, forti.
Il pregio dell’album è nella sua varietà, nella libertà con cui Irama si è mosso tra suoni, melodie, atmosfere e temi differenti, senza lasciare nulla di intentato. E’ un passo avanti, insomma, c’è ancora una quota di indecisione, ma la strada sembra aperta verso un futuro sempre più interessante.