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«THRILLER (40TH ANNIVERSARY) - Michael Jackson» la recensione di Rockol

40 anni di “Thriller”, tra pezzi immortali e inediti

Riascoltiamo il remaster dell'album pop per eccellenza con anche i pezzi che furono scartati

Recensione del 21 nov 2022 a cura di Michele Boroni

Voto 8/10

La recensione

Cosa possiamo dire di “Thriller” di Michael Jackson che non sia già stato detto? Forse vanno ricordati i numeri fantasmagorici: oltre 100 milioni di copie vendute (ma per alcuni sono “solo” 70 milioni), 37 settimane al #1 di Billboard (80 nella Top10, 500 nella top 100) e sette singoli di gran successo da cui sono stati estratti una manciata di video che hanno fatto la storia dei videoclip. 
Ma l'occasione per parlarne ancora e con una certa profondità ci è data dalla celebrazione del quarantennale del disco pop per eccellenza e dalla pubblicazione di “Michael Jackson Thriller 40”,  un doppio disco composto da "Thriller" re-masterizzato e da un secondo album con alcune sorprese per i fan, inclusi dei brani del Re del pop scritti durante la lavorazione di Thriller e mai pubblicati ufficialmente tutti insieme. 

Che effetto ci fa “Thriller” ascoltato oggi? 

Il disco, uscito il 30 novembre 1982, nasce proprio con l'intento di diventare il disco pop perfetto, quello capace di unire i generi – pop mainstream e black music, rock e rhythm&blues, l'afro e il musical, ma anche le sottoculture non propriamente legate alla musica come il cinema horror e la vita delle gang – e fare di Michael Jackson la più grande popstar del mondo. Il tutto coinvolgendo i migliori musicisti del mondo (mezza formazione dei Toto, Greg Phillinganes alle tastiere, Louis Johnson al basso, Jerry Hay alla tromba tra gli altri) e il cantante più versatile e ambizioso di sempre nel suo periodo migliore, orchestrati da Quincy Jones, un produttore, direttore d'orchestra e arrangiatore che aveva lavorato con Frank Sinatra, Ray Charles e con le grandi orchestre jazz di Lionel Hampton e che aveva dato prova con “Off the Wall” sempre con Jackson di saper fondere magnificamente anche la disco e il funk.
Ecco, ascoltandolo oggi, sono proprio la produzione e la scrittura che colpiscono ancora. gli intrecci tra archi, fiati e sequenze di synth sono virtuosi e precisissimi ma non sono mai freddi, mentre la scrittura di Rod Temperton è ancora oggi brillantissima: “Baby Be Mine”, una delle due canzoni che non sono diventati singoli, è un pezzo straordinario, una sorta di funk elegante che rappresenta il seme dell'r&b come lo conosciamo ora. 
Alcune canzoni non erano neanche particolarmente innovative: “Beat it” aveva lo stesso beat di “Let it whip” della Dazz Band, il giro di basso di "Billie Jean" era preso pari pari da “I can't go for that” di Hall & Oates  ma, specie in quest'ultimo caso, sono i vari layer sovrapposti, dal tappeto orchestrale alle multivoci di Jackson che lo trasformano in un pezzo intramontabile.
Oltre all'imbarazzante già allora “The girl is mine” con Paul McCartney - i dialoghetti nel finale sono la definizione perfetta di cringe – anche “Beat it”, quella che un tempo fu definita la canzone più innovativa, è invecchiata malino. Tuttavia il febbrile afro-funk di “Wanna be startin' something”, la sincera e fragile “Human Nature” che fece successivamente innamorare anche Miles Davis, la costruzione perfetta di “PYT” restano ancora dei masterpiece immortali.

“Gli inediti”

La leggenda narra che Michael, Quincy e Rod si rinchiusero per sette mesi negli sette mesi al Westlake Audio Studios di Los Angeles con l'ingegnere del suono Bruce Swedien per ascoltare settecento provini da cui scelsero trenta canzoni su cui lavorare per scegliere i nove pezzi da includere in ”Thriller”. Il secondo disco di questo cofanetto celebrativo svela, in parte, i pezzi più interessanti che fino all'ultimo sono entrati in lizza. Sicuramente il candidato più probabile fu l'ottimo slow funk “Carousel” scritto da  Michael Sembello e Don Freeman e scartato all'ultimo momento per far spazio a “Human Nature” di Steve Porcaro. Tra le demo degne di nota c'è sicuramente “Got the hots” sempre dell'inglese Temperton che, seppur nella versione scarna, mostra un gran groove basato solo su chitarra e tastiera e “Sunset driver” pezzo che sarebbe stato benissimo su “Off the wall”. 
I fans di Jackson conoscevano già gran parte dei dieci “inediti che non lo erano”  contenute in altre raccolte come la super esaustiva raccolta The Ultimate Collection, ma erano ignoti al grande pubblico, e quindi averli tutte insieme in un disco è comunque un bel vantaggio. Qui ci sono anche le demo di “The Toy” e “Behind the mask” piuttosto diverse da quelle contenute nel disco postumo “Michael”.
Forse il pezzo più curioso è “Starlight” la quale altro non è che la prima versione di quella che poi diventerà “Thriller” con un testo senza alcun riferimento all'horror  e con un arrangiamento che non conteneva quegli archi cinematografici che caratterizzarono e resero unica la title track del disco pop più venduto di sempre. 

In aggiunta

L'operazione Thriller 40, oltre al doppio cd e alla versione rimasterizzata il Lp 180 gr limited edition in 40 mila copie numerate usando i master analogici originali, comprende anche i video rimasterizzati in 4k di "Thriller" e “Beat it” su Youtube, una serie di esperienze immersive a New York e a Dusseldorf e anche dei party celebrativi nelle principali città del mondo tra cui anche una a Milano durante la Milano Music Week.  Sulle piattaforme invece troverete una versione di 34 canzoni che comprende anche demo e remix successivi (di Kanye West e Will.I.AM) che uscirono nell'edizione del 25° anniversario di Thriller.

 

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