Rap attitude e esistenzialismo: Tiziano Ferro oggi si canta così

La recensione de "Il mondo è nostro", il nuovo album del cantautore, che esorcizza la sua crisi.

Recensione del 11 nov 2022 a cura di Mattia Marzi

Voto 7/10

A vent’anni cantava i suoi tormenti post-adolescenziali in “Rosso relativo” e “111”, tra soul e r&b, unendo i suoni dei dischi hip hop d’oltreoceano alle melodie italiane. A venticinque reagiva al successo con “Nessuno è solo”, tra ballatone strappalacrime come “Ti scatterò una foto” e l’elettronica di “Stop! Dimentica”. Alla vigilia dei trenta incideva la sua maturità con una ballata esistenzialista come “Alla mia età”, che anticipò di un paio d’anni il coming out e quel modo diverso di vedere – e vivere – l’amore, come avrebbe scritto ne “L’amore è una cosa semplice”. A trentacinque anni raccontava la sua nuova vita a Los Angeles con “Il mestiere della vita”, alla vigilia dei quaranta sulla copertina di “Accetto miracoli” mostrava la fede nunziale, simbolo del matrimonio con il marito Victor Allen, ex manager della Warner Bros conosciuto proprio nella città Californiana. Vita e musica sono sempre andate di pari passo, nei dischi di Tiziano Ferro. E “Il mondo è nostro” non fa eccezione: “A 40 anni succedono le cose dei 40 anni e mi piace l’idea di non sentirmi obbligato a rimanere identico al me stesso di vent’anni fa, perché chi mi ascolta è cresciuto con me”, dice lui.

Da un lato la crisi del pop “adulto”, quello vecchia scuola, di cui lui ormai è un protagonista indiscusso (un “classico”, come gli ha suggerito di percepirsi Jovanotti), e il trionfo del nuovo che avanza. Dall’altro la pandemia, che ha scombinato tutti i suoi piani. Il cantautore di Latina si è ritrovato di fronte a quella che lui stesso ha definito uno smarrimento. Non è un caso che abbia scelto come singolo apripista “La vita splendida”, la canzone che da sola vale – come si dice – il prezzo del biglietto, una ballatona à la Massimo Ranieri scritta insieme ad Antonio Di Martino e Brunori Sas rielaborando un’idea iniziale di quest’ultimo: è una “Alla mia età” 2.0, una canzone di bilancio. Tiziano nel testo si rivolge a un’”ipotetica amica”, ma in realtà sembra parlare a sé stesso: “Mettiti quel vestito / anche se dicono che non ti sta / e smettila di dire sempre / che per ballare non hai più l’età”, canta.

È il ritratto perfetto di quello che è oggi lui, che a 42 anni canta l’amore per i figli Margerita e Andres, ai quali ha dedicato rispettivamente “Mi rimani tu” e “A parlare da zero” (di paternità parla anche il secondo singolo, “La prima festa del papà”), duetta con idoli d’infanzia come Roberto Vecchioni (“I miti”, che riprende certi esperimenti swing fatti in passato) e Sting (“For her love”), con amici di una vita come Ambra Angiolini (in “Ambra/Tiziano” c’è del boomerismo: “Ambra parla solo di cibo, dieta e cani / tratta meglio i gatti degli umani perché / ti danno amore gratis / e tornano da te”), ma riscopre anche “il bimbo dentro”, come si intitolava una canzone del suo primo disco. Stavolta Timbaland non c'è, al suo fianco: l'esperienza con il guru dell'hip hop americano, che lo aveva affiancato nel precedente "Accetto miracoli", realizzando un sogno che Tiziano inseguiva sin da adolescente, si è limitata proprio al disco del 2019. Ferro ha prodotto i pezzi in prima persona, lavorando gomito a gomito con il fonico Marco Sonzini, qui promosso di livello.

Chi alzerà un sopracciglio sentendolo alle prese con del puro egotrip ne “Il paradiso dei bugiardi”, il pezzo contro hater e bulli con il quale ha scelto di aprire il disco (“L’ipocrisia è la tua arte, la ammiro / starei a disquisirne per ore, ma ho tre sere a San Siro”, ma anche “I’m back bitches, sono tornato”), farebbe bene a ricordarsi che vent’anni fa, dopo essere arrivato in testa alle classifiche internazionali partendo dalla profonda provincia laziale, in “Ti voglio bene” cantava: “Ti ho visto camminare mezzo metro sopra al suolo / dire in giro: ‘Sono amico di Tiziano’ / e rassicurarmi di starmi vicino / poi chiacchierare al telefono da solo”. All’epoca aveva più o meno la stessa età che ha oggi thasup – gli ricorda il Tiziano di vent’anni fa, ha detto lui – con il quale duetta in “r()t()nda”. Impossibile non sorridere quando canta “non stoppo ‘sto joint” (nel linguaggio “alieno” di thasup significa letteralmente: “Non annodo questo spinello”), però paradossalmente il pezzo è uno dei più coerenti con la sua storia, del disco: qui tra chitarrine acustiche, coretti e sonorità r&b Tiziano torna ad essere quello che a “Top of the pops” negli Anni Duemila cantava “Xdono” con i pantaloni bassi e le magliette a maniche lunghe attillatissime. No props ai fake bro, cantano loro: non accettate i falsi.

Tracklist

02. Il Mondo È Nostro (02:54)
03. La Vita Splendida (04:01)
04. Addio Mio Amore (04:02)
06. r()t()nda (thasup con Tiziano Ferro) (02:39)
07. Mi Rimani Tu (03:31)
08. A Parlare Da Zero (02:32)
09. L'Angelo Degli Altri E Di Se Stesso (con Caparezza) (03:06)
10. Ambra/Tiziano (con Ambra Angiolini) (02:58)
11. I Miti (con Roberto Vecchioni) (02:30)

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