I sublimi viaggi emotivi del disco d'esordio dei Gabriels

Il primo originale album del trio di LA tra soul e gospel, r&b e soundtrack, prodotto da Sounwave.

Recensione del 13 ott 2022 a cura di Michele Boroni

Voto 8.5/10

Se siete soliti seguire le novità della musica black allora li avrete sicuramente già intercettati, se invece è la prima volta che li sentite nominare, allora vi conviene segnare il nome dei Gabriels che potrà tornarvi utile quando in tanti ne parleranno.

Chi sono i Gabriels?

I Gabriels sono un trio di Los Angeles formato da Jacob Lusk (nel ruolo dello strepitoso cantante, volto del gruppo, direttore di un coro e già secondo classificato nel 2011 del talent American Idol) Ryan Hope (regista video nato a Sunderland, Regno Unito) e Ari Balouzian (compositore californiano di formazione classica). Quindi un progetto artistico più che una vera e propria band. Il nome deriva dalla strada di Bishopwearmouth dove è cresciuto Ryan Hope. Hanno collaborato per la prima volta a una pubblicità per Prada nel 2018, da cui è nata la traccia di apertura del loro primo EP, “Loyalty”. Sono seguiti un paio di ep, il plauso della critica, l'accordo con una major, una strepitosa apparizione da Later With Jools Holland, poi al Glastonbury 2022 e una serie di endorsement di eccezione come quello di Elton John. Il loro genere sulle prime potrebbe sembrare un sorta di gospel-soul, ma in realtà è molto più articolato e complesso sia nella struttura musicale sia nei testi. 

Un disco denso e sorprendente 

“Angels and Queens - Part I” (la parte due verrà pubblicata a marzo), è il loro primo disco, contiene sette canzoni per poco meno di 30 minuti, ma è denso come poche altre cose possiate ascoltare oggi. C'è il soul, c'è il gospel, c'è il rhythm & blues, c'è il doo-wop, ci sono i temi orchestrali da gran colonna sonora, ma sono solo elementi che servono per creare una nuova scrittura originale. 
Merito sicuramente della voce di Jacob Lusk, capace di un falsetto notevole e  un'interpretazione superlativa e piena di pathos che passa dal dolce ululato di un desiderio proibito di “Taboo” alla delusione e rabbia nascosta di “The Blind”.
Merito anche degli altri due componenti che riescono a dare rispettivamente una dimensione cinematografica al tutto, ad esempio negli arrangiamenti d'archi (come nella straziante “To the moon and back”) che conferiscono un pathos e una suspense quasi herrmanniana, e  un'originalità compositiva derivante da una cultura classica. 
Ma il valore del disco arriva anche della brillante produzione di Sounwave, già produttore di Kendrick Lamar e Beyoncé e vincitore di un Grammy, capace di mettere insieme e bilanciare tutti questi elementi per creare un'atmosfera unica: dal pianoforte insistente nella ballata “If you only knew” agli archi isterici in “Taboo”.

Tra dolore e redenzione

Anche i testi e le storie correlate sono notevoli: rimpianto, desiderio e dolore sono i sentimenti che riempiono gran parte delle canzoni ("Bible says it's bad, but not for me / Don't bring me fruit then say I can't eat." canta Lusk in “Taboo”) controbilanciati però da slanciate espressioni di speranza (come nella conclusiva “Mama”). 
Ogni canzone è un viaggio emotivo differente caratterizzato da colpi di scena sorprendenti e giri e code redentrici che lo candidano come uno dei dischi dell'anno. 

Tracklist

01. Angels & Queens (03:19)
02. Taboo (03:09)
03. Remember Me (03:50)
04. If You Only Knew (04:12)
05. To the Moon and Back (03:27)
06. The Blind (04:16)
07. Mama (05:14)

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