Un fenomeno o un bluff? La recensione dell'album di Yungblud

Mick Jagger lo ha definito il "futuro del rock", ma il disco soddisfa solo in parte le aspettative.

Recensione del 02 set 2022 a cura di Mattia Marzi

Voto 6/10

A pensarci bene, Yungblud è un Achille Lauro che ce l’ha fatta a riportare in voga sonorità pop punk fine Anni ’90 e primissimi Anni Duemila, creando insieme a qualche collega – uno su tutti, Machine Gun Kelly – un trend internazionale che tra le altre cose ha contribuito a rendere cult un movimento dimenticato troppo in fretta e i suoi protagonisti (spingendo colossi del live entertainment come Live Nation pure a mettere in piedi festival nostalgici come il When We Were Young, che a fine ottobre radunerà a Las Vegas Avril Lavigne, Paramore, My Chemical Romance e Alkaline Trio, tra gli altri).

Questo “Yungblud” è il terzo album in studio di Dominic Richard Harrison – è il vero nome dell’artista britannico, classe 1997 – ma di fatto è come se fosse un atteso debutto: è il primo che il cantante pubblica da quando ha i riflettori puntati addosso anche fuori dal Regno Unito, dove già nel 2020 il suo “Weird!” sbancò nelle classifiche. Mick Jagger lo ha definito “il futuro del rock” (facendo rosicare anche Damiano David dei Maneskin, escluso dalla lista del frontman dei Rolling Stones dei più promettenti cantanti rock di nuova generazione, nella quale Jagger ha invece inserito Machine Gun Kelly). Ozzy Osbourne ha accettato di partecipare al video di “The funeral” (in cui, prendendo in giro puristi e conservatori, interpreta un hater di Yungblud e prova ad ucciderlo). Robert Smith dei Cure gli ha concesso di usare in “Tissues”, tra i dodici pezzi dell’album, un sample di “Close to me”. Dave Grohl dei Foo Fighters è un fan della prima ora. Presentandolo sul palco degli MTV European Music Awards, già nel 2020 disse: “Ecco perché penso che il rock and roll non è morto”. I tre miliardi di stream totalizzati sulle piattaforme dai pezzi di Yungblud fino ad oggi contribuiscono a rendere altissime le aspettative nei confronti dell’album, nel quale l’artista britannico mischia sapientemente sonorità alternative con melodie ultrapop.

Yungblud ha lavorato al disco insieme a Dylan Brady (musicista e produttore statunitense che è l’ideale metà del duo di musica elettronica sperimentale dei 100 Gecs e che al di fuori di quel progetto ha lavorato, tra gli altri, anche con Charli XCX) e con Matt Schwartz (già in studio con i Massive Attack, Kylie Minogue e, in ambito alternative, i Bullet for My Valentine). Ad essere vagamente punk, al di là di qualche chitarrone messo qui e là, è per lo più l’immaginario con il quale gioca Yungblud, che canta spesso di quel passato fatto di incidenti di percorso e traumi che si è lasciato alle spalle (ha raccontato di aver tentato il suicidio un paio di volte e allude all’argomento in “The funeral”: “And I hate myself that’s alright that I dream about the day I die”, canta). Ci sono tutti i luoghi comuni del genere, nei testi. A partire dagli stupefacenti: in “Cruel kids” racconta di aver assunto così tante sostanze da non riuscire a stare in piedi, per “Sweet heroine” parla già il titolo. Ad aiutarlo a mettere in piedi potenziali hit scalaclassifiche ci hanno pensato hitmaker di riferimento della scena pop internazionale: tra gli autori di “Cruel kids” rispinta da chissà dove Dan Smith dei Bastille (ricordate? Nel 2013 sbancarono con “Pompeii”), in “Mad” c’è lo zampino di Jonas Jeberg (Selena Gomez, Nicki MInaj, Fifth Harmony), in “The boy in the black dress” quello di Ido (ha regalato successi a Justin Bieber, Shawn Mendes, Chainsmokers, Camila Cabello).

Pazienza se in tanti passaggi, più che un aspirante punk rocker, sembra di ascoltare una boy band di MTV New Generation (“Don’t feel like feeling sad today”). Il disco scorre e fa il suo. Era lecito aspettarsi un po’ di coraggio e di audacia in più? Decisamente sì. Magari si farà perdonare con i concerti del tour mondiale, che farà tappa in Italia il 10 marzo 2023 al Mediolanum Forum di Assago, a Milano.  

Tracklist

01. The Funeral (03:30)
02. Tissues (03:35)
03. Memories (with WILLOW) (02:35)
04. Cruel Kids (02:52)
05. Mad (02:25)
06. I Cry 2 (01:56)
07. Sweet Heroine (02:31)
08. Sex Not Violence (03:22)
09. Don't Go (02:29)
10. Don't Feel Like Feeling Sad Today (01:56)
11. Die For A Night (01:32)
12. The Boy In The Black Dress (04:17)

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