Dream pop, dark wave, pop, elettronica, sono le architravi che sorreggono il lavoro di Zola Jesus, artista russoamericana che si è messa in luce negli anni passati per un interessante tentativo di sfuggire alle categorie abituali del pop cercando una strada personale e ‘oscura’ non disprezzabile.
E così è anche, dopo cinque anni di silenzio, in “Arkhon”, che conferma tutto quello di buono che Zola Jesus, limando le parti più oscure e taglienti e orientando tutto maggiormente verso il pop. Nika Rosa Danilova, questo il vero nome dell’artista, non delude certamente chi ha amato la sua musica fino ad oggi e probabilmente troverà qualche nuovo ascoltatore che, dopo cinque anni appunto, potrà percepire il suo come un progetto sostanzialmente ‘nuovo’.
Ma di realmente ‘nuovo’ non c’è molto in questo album, che però non pretende di stabilire nuovi standard del dark pop, piuttosto ambisce a collocarsi in una interessante dimensione di art-pop contemporaneo. Zola Jesus canta bene, non cede terreno sul fronte del intrattenimento, cerca di trovare un necessario equilibrio tra melodia e elettronica, si sforza di scrivere e interpretare brani che non siamo mai prevedibili fino in fondo, arricchisce gli arrangiamenti con un tocco di piacevole epica, quindi anche se l’album, alla fine, non brilla per particolari motivi al tempo stesso è omonegeo, forte, ben calibrato e piacevolissimo all’ascolto.
Soprattutto se cercate un’antidoto ‘oscuro’ all’alla forzata e insulsa allegria estiva di troppo pop dei nostri giorni.