Ivano Fossati, 'Musica moderna': 'L'arte di imparare a fermarsi'

Una copertina che fa il verso al modernariato, ma modalità di registrazione all'avanguardia ("Non ci siamo fatti mancare nulla, come si dice qui a Roma"): Ivano Fossati guarda al futuro (ma anche, e soprattutto, al presente) con l'occhio critico e lucido del cantautore di razza nel suo nuovo album, "Musica moderna": "In tre anni ho messo insieme una manciata di canzoni che avessero delle tematiche forti, che fossero in grado di comunicare qualcosa", ci racconta lui, "E' inutile abusare del termine 'emergenza', molto in voga negli ultimi mesi, ma vedo cose che mi piacciono poco e sulla quali occorre fare una profonda riflessione. E non parlo solo del rapporto distorto che oggi abbiamo col progresso, o delle brutte abitudini che stiamo prendendo che canto in 'Il paese del testimoni'". Una tecnologia "cattiva", quindi, che ci allontana dalla serenità invece di avvicinarci ad essa? "Non è 'cattiva', è che la tecnologia avanza sempre, e sta a noi capire quando e dove fermarci. E' lei che ci fa cambiare le abitudini, ma sta a noi la responsabilità di trovare l'indirizzo giusto". Il progresso "a tutti i costi" potrebbe essere la ragione della crisi dell'industria musicale? "Non 'potrebbe essere', lo è. E' la mancanza di investimenti sul talento, l'ossessione del tutto e subito che adesso ci costringe ad ascoltare moltissime canzoni vuote di significate, già pronte per il dimenticatoio alla messa in onda. La crisi è partita da qui, e non è certo un segreto: e l'industria del disco ci dovrà fare i conti". Una piega pronta a rovinare giovani talenti? "Il talento non si rovina, al massimo lo si mette in condizione di non esprimersi. Ma, oggi, i talenti della musica sono tanti, dai Coldplay a Caparezza, che riesce a cantare in brani strambi e curiosi argomenti estremamente profondi e complessi".
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