
Anche per le case discografiche italiane è scattata l'ora della diversificazione: e così, mentre Warner investe nella musica live (associandosi all’F&P Group di Ferdinando Salzano, vedi News) la filiale locale di Universal Music si lancia nella vendita di merchandising musicale. E' ormai effettivo anche in Italia, infatti, l’assorbimento della Bravado (gruppo Sanctuary) che gestisce i diritti di immagine di artisti come Iron Maiden, Led Zeppelin, Genesis, Slayer, Beyoncé, Kanye West e molti altri: grazie a Universal, le magliette ufficiali prodotte dalla società raggiungeranno direttamente i mercati di 77 paesi; della distribuzione nei punti vendita e ai concerti si occuperà in Italia la direzione commerciale della major diretta da Massimo Battaglia, a cui verrà probabilmente affiancato in futuro un responsabile di divisione. Il mercato potenziale non è da sottovalutare: “Agli inizi della nostra attività”, ha spiegato il ceo di Bravado Tom Bennett in un’intervista pubblicata qualche giorno fa dal Financial Times, “si trattava solo di sciarpe e coccarde, una derivazione pura e semplice di quello che succedeva nel calcio. Allora, ricavare una sterlina per articolo venduto era come vincere alla lotteria, oggi possiamo andare a un concerto degli Iron Maiden in Giappone e incassare 20 sterline per capo. Kanye West suonerà davanti a 400/500 mila persone nel suo prossimo tour americano; noi da quei concerti contiamo di incassare 5 milioni di dollari”. L’ingresso nelll’orbita Universal, aggiunge Bennett, apre a Bravado molte nuove porte, “grazie ai rapporti che la casa discografica ha con tutte le maggiori catene di distribuzione”. “Cinque anni fa”, aggiunge, “nessun gruppo musicale pensava a se stesso come a un marchio commerciabile. Improvvisamente, tutti sono diventati dei brand, e bisogna incominciare a pensare in questo modo”.
D’accordo, suo malgrado, anche un artista come l’ex Eurythmics Dave Stewart: “E’ dura, per un musicista, pensare a se stesso come a un brand, ma in fin dei conti è quel che siamo diventati, ci piaccia o no. Certi artisti, in particolare quelli hip hop, lo accettano senza problemi: penso a Jay-Z e a tutti gli altri che fabbricano il loro whisky e le loro scarpe. L’idea stessa del merchandising inteso solo come una maglietta o una tazza col tuo nome stampato sopra ormai appartiene a un altro secolo”.
D’accordo, suo malgrado, anche un artista come l’ex Eurythmics Dave Stewart: “E’ dura, per un musicista, pensare a se stesso come a un brand, ma in fin dei conti è quel che siamo diventati, ci piaccia o no. Certi artisti, in particolare quelli hip hop, lo accettano senza problemi: penso a Jay-Z e a tutti gli altri che fabbricano il loro whisky e le loro scarpe. L’idea stessa del merchandising inteso solo come una maglietta o una tazza col tuo nome stampato sopra ormai appartiene a un altro secolo”.
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