Chiamando in causa le condizioni generali dell’economia e quelle del mercato creditizio, Chris Wright e il suo staff hanno interrotto le trattative per la vendita del gruppo Chrysalis, detentore di uno dei maggiori cataloghi editoriali indipendenti a livello mondiale (da David Bowie e Blondie a OutKast e Gnarls Barkley) oltre che di una etichetta discografica per cui incidono gruppi come Feeder e Morcheeba.
La decisione, presa all’unanimità dal consiglio di amministrazione su invito dei consulenti e dei maggiori azionisti, lascia al palo i pretendenti rimasti in corsa come il gruppo francese Lagardère e quello inglese EMI/Terra Firma: quest’ultimo, in particolare, veniva dato per favorito dopo aver messo sul piatto un’offerta da 104 milioni di sterline, 155 pence per azione, che Chrysalis non ritiene tuttavia adeguata al reale valore di mercato della società (il suo obiettivo era di incassare 175 milioni di sterline).
I programmi immediati di Chrysalis prevedono una ristrutturazione del core business delle edizioni musicali attraverso una riduzione dei costi – lo stesso Wright, assumendo un ruolo di presidente esecutivo part time si autoridurrà lo stipendio – e un miglioramento dell’efficienza e della redditività (sui risultati di quest’anno, spiega una nota diffusa dalla società, incideranno negativamente il tempo destinato dal management alle trattative di vendita, l’incertezza sul futuro dell’azienda che ha frenato la firma di contratti con nuovi autori e lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood che ha bloccato i diritti di sincronizzazione derivanti da film e telefilm). Qualche analista, come Paul Bates di Charles Stanley Securities Paul Bates, ritiene che la storia non sia finita qui, e che Chrysalis abbia solo differito ma non messo da parte l’ipotesi di una vendita. Ma il ceo del gruppo, Jeremy Lascelles, lo smentisce: “Non abbiamo messo in moto questo processo per fermarci e poi ricominciare tutto da capo”.