Il concerto è iniziato all’insegna del tono confidenziale, con un set acustico e solista di quattro brani eseguiti da Steve Earle, seguito a ruota da una Michelle Shocked in chiave blues. Sempre introdotti da Robbins, gli artisti si sono succeduti: Lyle Lovett ha acceso gli animi con "Promises", contenuta nella colonna sonora del film, mentre Tom Waits (presentato da Robbins con le parole: “aspettavo questo da molto tempo”) li ha letteralmente incendiati, chiudendo la prima parte dello show con i suoi otto brani, in trionfo sulle note di "Jesus gonna be here".
La seconda parte è stata preceduta da un intervento della suora-simbolo della manifestazione, Sister Helen Prejean, accolta con calore e commozione dal pubblico, che ha poi lasciato spazio a Ani DiFranco, anch’ella in versione acustica. E’ poi finalmente arrivato il momento di Eddie Vedder, inizialmente solo sul palco per una versione di “Trouble” di Cat Stevens; poco dopo lo ha raggiunto il compagno nei Pearl Jam Jeff Ament insieme a John Densmore dei Doors, Rahat Nusrat Fateh Ali Khan (nipote di Nusrat Fateh) e da Dildar Hussain: insieme hanno eseguito proprio "Dead man walking", "The long road" e "The face of love".
La jam session finale, con l’aggiunta a sorpresa di una Bonnie Raitt non annunciata, è stata dedicata a "Innocent when you dream" di Tom Waits, ispiratissimo al piano.