Il seguito di “Signs of a struggle” arriva nei negozi a più di due anni di distanza dalla precedente pubblicazione, che fu l’esordio discografico del duo londinese.
“Le differenze tra questi due dischi sono parecchie”, ha spiegato Marlon Roudette, “innanzitutto ciò che ci circonda e ci influenza è cambiato: abbiamo abbandonato lo stanzino in cui sono nate le prime canzoni per uno studio di registrazione tutto nostro in cui ci sentiamo più a nostro agio. Anche noi siamo cambiati, ci siamo evoluti: i brani degli anni scorsi sono più naif, più semplici rispetto a quelli nuovi. Anche la mia voce è migliorata, e la sto ancora scoprendo, giorno dopo giorno”.
Tra le differenze principali di “Signs of a struggle” e “Rhythm & hymns” c’è poi la notorietà che il gruppo ha raggiunto grazie al singolo “Big city life”: “Essere conosciuti ci permette di concentrarci su un messaggio umanitario, come accade nel singolo ‘Living Darfur’: ora che abbiamo l’attenzione della gente possiamo parlare di questioni importanti come questa, anche se abbiamo sempre tenuto un occhio di riguardo a temi come questo”.
Negli ultimi diciotto mesi Marlon Roudette e Preetesh Hirji sono stati inoltre protagonisti di un tour mondiale che li ha visti esibirsi sui palchi di moltissimi Paesi: questa esperienza, ha precisato Roudette, ha dato loro l’opportunità di accrescere il loro bagaglio di conoscenze in termini di culture, popoli e tradizioni. “Ogni luogo ti regala qualcosa, ti rende più consapevole, e questo influenza soprattutto la stesura dei testi”.
Il primo singolo estratto dal nuovo album è “Living Darfur”, una canzone realizzata in collaborazione con alcuni artisti africani (tra cui il musicista e attore Zola) dove i Mattafix si concentrano su un messaggio umanitario cercando di riportare l’attenzione del pubblico sulla drammatica situazione del Darfur e del Ciad: “Ormai i bambini denutriti e queste guerre non interessano più i media, non sono più tra i titoli dei giornali, ma l’argomento deve tornare a far parlare la gente”, ha dichiarato Marlon, “la canzone è stata registrata (in parte, oltre ad alcune session a Londra e New York) a Johannesburg, in Sud Africa, dove molte culture del continente si incontrano e il tema della guerra è ancora molto caldo”.
Il video della canzone, al quale hanno collaborato anche Elle McPherson e Matt Damon, è stato girato nella zona di guerra tra il Ciad ed il Darfur e mostra una sequenza di immagini dei luoghi che da tempo si trovano al centro della questione politica: “Volevamo qualcosa di unico, di forte. Sono stato in quel luogo in qualità di artista e di essere umano per un paio di giorni, in mezzo alla gente che invece vive questa situazione quotidianamente, costantemente. Eravamo consapevoli della forza comunicativa delle immagini e volevamo mostrare la forza di queste persone: molti di loro hanno subito violenze attraverso le quali un essere umano non dovrebbe mai passare”.
Secondo Roudette cinema, musica, giornalismo e letteratura devono imparare a collaborare per risolvere questi problemi: “L’arte ha un potere incredibile che va sfruttato”.
I Mattafix hanno aperto anche un sito, Livingdarfur.com, tramite il quale è possibile approfondire le proprie conoscenze riguardo allo svolgimento del conflitto e fare una donazione in sostegno del progetto.
Un’altra canzone dedicata all’Africa ed alla sua memoria storica è “Memories of Soweto”: “Soweto è un posto incredibilmente importante dal punto di vista storico”, ha dichiarato Marlon, “è la località di Johannesburg in cui ha avuto più presa l’Apartheid: la segregazione razziale è stata fortissima, i neri lavoravano per il benessere dei bianchi senza poter usufruire di nessun servizio, neppure dell’elettricità. Nelson Mandela visse per un po’ a Soweto prima di essere arrestato e alcuni artisti con i quali ho collaborato (tra cui Zola) sono cresciuti in questo posto. Oggi le cose sono cambiate, ci sono centri commerciali, negozi e una classe sociale media di persone di colore molto ampia, ma questa memoria sopravvive”.
“Le altre canzoni dell’album parlano di tutte le cose che mi smuovono come persona. Noi non parliamo di macchine, pistole e gioielli perché sono cose che non ci appartengono. Io e Preetesh viviamo nello stesso appartamento in cui abitavamo prima del successo, la nostra vita è rimasta semplice come allora e questo si rispecchia nei testi”.
I Mattafix intraprenderanno presto un nuovo tour che li porterà anche in Italia, dove si esibiranno a Verona (il prossimo dicembre) e - nel mese di febbraio - in altre città italiane.