Universal, EMI, Warner, Viacom (Mtv, Paramount) e l’ex editore Charles Koppelman, affiancato dalla finanziaria GTCR Golder Rauner, sono, secondo Tim Arango del New York Post, i cinque “finalisti” candidati all’acquisto delle edizioni musicali BMG messe in vendita dal gruppo Bertelsmann (vedi News).
Le cinque aziende, scrive il giornalista del quotidiano newyorkese, sono tutte disposte a pagare almeno un miliardo e mezzo di dollari per una società che fattura circa 100 milioni all’anno. Chi la spunterà? Arango conferma le indiscrezioni che davano in Universal il concorrente più aggressivo e determinato (la sua offerta, secondo il Financial Times, tocca i 2 miliardi di dollari) ma aggiunge che la recente sentenza europea contro la fusione di Sony e BMG (vedi News) ha ridistribuito le carte in tavola diminuendo le probabilità delle major di condurre in porto l’operazione: “la vera domanda”, scrive il giornalista del Post, “è: avranno la pazienza, i tedeschi, di farsi trascinare in una rissa con gli organi antitrust?”. .
A conclusioni diverse arriva il succitato Financial Times, che conferma i nomi di Universal e Warner tra quelli dei sopravvissuti a una prima scrematura che ha eliminato altri dieci concorrenti, vi aggiunge la banca d'affari BC Partners ma esclude Viacom accanto alla finanziaria Permira e alla cordata capeggiata dal ceo di BMG, Nick Firth.
In tanta incertezza, il dato sicuro è che stavolta Universal, Warner ed EMI non potranno sottostimare gli avvertimenti di Impala, l’associazione delle etichette indipendenti che ha messo i bastoni tra le ruote di Sony e BMG e che ha già annunciato pubblicamente la sua contrarietà a una vendita di BMG Music Publishing a un’altra major per gli stessi identici motivi: la concentrazione di potere “nel mercato delle edizioni, della sincronizzazione e del licensing on-line” che condizionerebbe anche “il funzionamento delle società degli autori”.