I primi, pugliesi - e da non confondere con l'omonima e assai nota band toscana capitanata da Stefano Corsi - hanno un repertorio beatlesiano incentrato prevalentemente sul periodo 1962-1965 (anche se il loro set si è concluso con una ruggente "Helter skelter"), e sono il tipico gruppo-clone: due chitarre, basso e batteria, divise in stile Beatles, strumentazione-replica di quella dei Fab Four; entusiasti, divertenti, efficaci.
I secondi, romani, si sono invece assunti l'onere di eseguire dal vivo quasi tutte canzoni che i Beatles dal vivo non eseguirono mai, perché uscite dopo che avevano già cessato la loro stagione di tournées. Canzoni, per intenderci, come "Penny Lane", "Strawberry Fields forever", "I am the walrus", e una ricca selezione di brani da "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band". I sei elementi della formazione - due chitarre, basso, batteria, tastiera e un polistrumentista - riescono a rendere con straordinaria fedeltà i suoni complessi ed elaborati titpici dei dischi dei Beatles del periodo 1966-1968: offrendo una dimostrazione di grande perizia strumentale e di attenzione filologica quasi maniacale. A volte, chiudendo gli occhi ci si poteva quasi illudere che sul palco ci fossero davvero i Beatles.
Peccato che in platea ci fossero poche decine di persone, così come ce n'erano poche ai concerti pomeridiani. Non vuole, questa, essere una critica ingenerosa: ma, forse, una durata di dieci giorni è eccessiva per una manifestazione che, se concentrata in uno spazio di tempo più ristretto, avrebbe potuto convogliare a Conegliano un buon numero di fans e nostalgici beatlesiani provenienti da altre città d'Italia; come del resto riescono a fare, nel loro piccolo e senza alcun appoggio delle istituzioni - Antennacinema, invece, gode del supporto del Comune di Conegliano, della Regione Veneto e del Ministero per le Attività Culturali -, i "Beatlesiani d'Italia Associati" dell'iperattivo Rolando Giambelli, che anche quest'anno organizzano a Brescia, domenica 6 giugno, il consueto Beatles Day.