Dalla Belfast ribelle al cuore dell’establishment londinese, i Kneecap tornano a colpire. Il trio rap più esplosivo d’Irlanda unisce le forze con il produttore britannico Sub Focus e con l’artista fantasma Banksy per un nuovo singolo, "No Comment", che trasforma un murale censurato in simbolo di resistenza. Tra accuse di terrorismo, tribunali imperiali e l’ironia tagliente di chi non piega la testa, la risposta dei bhoys è semplice: silenzio come arma, arte come rivolta. Sono tornati. I Kneecap, che hanno trasformato la lingua irlandese in un’arma di resistenza culturale annunciano l’uscita del nuovo singolo "No Comment" in collaborazione con il produttore elettronico Sub Focus e accompagnato da una copertina firmata Banksy. Una triade esplosiva: musica, dissidenza e arte politica fuse in un unico detonatore estetico.
L’immagine concessa da Banksy proviene da uno dei suoi interventi più discussi: un murale apparso sulla facciata della Royal Courts of Justice di Londra, poi rimosso in fretta e furia dalle autorità municipali. Rappresentava un giudice nell’atto di colpire un manifestante. Ora quell’opera cancellata rivive, con il consenso dell'artista da quello che si apprende, come copertina del singolo. In perfetto stile Kneecap, l’arte proibita diventa parte integrante della ribellione sonora. "No Comment" segna anche uno dei primi lavori del gruppo dopo il turbolento processo che ha coinvolto Mo Chara (Liam Óg Ó hAnnaidh), incriminato a inizio anno per un presunto reato di “terrorismo” ai sensi del Terrorism Act 2000 britannico, per aver esposto durante un concerto a Londra la bandiera di Hezbollah, organizzazione inserita nella lista nera di Westminster. Un proceso archiviato a inizio settembre. Non è la prima volta che Banksy firma una copertina: nei primi anni Duemila realizzò artwork per le etichette Wall of Sound e Hombre Records, prima di firmare nel 2003 la storica copertina di "Think Tank" dei Blur, oggi considerata una delle immagini più iconiche della musica britannica.