Fabrizio Moro: "Faccio spesso i conti con la morte"
La rinascita, l'ultima di tante, di Fabrizio Moro. A sei anni di distanza dall'ultimo album in studio, il vincitore di Sanremo 2018 torna con "Non ho paura di niente": uno sfogo contro la vigliaccheria, la paura di perdere la creatività, contro "un mondo di stronzi". Ma è anche la dimostrazione che, in questi anni, Fabrizio è diventato "una persona migliore".
Da dove nasce l'ispirazione per "Non ho paura di niente"?
Stavo attraversando un momento particolarmente complicato. Parliamo del post Covid, fino all'esplosione di questa bolla digitale, della musica digitale dal 2023 a oggi in cui tanti cantautori della mia generazione, dai 40 ai 50 anni, hanno fatto fatica a riconoscersi. Ho vissuto un'altalena di alti e bassi nei confronti della musica. Non mi ha rasserenato. La title track è la punta di diamante di questo nuovo album, perché ho scritto più di 40 canzoni, ma per arrivare alla prima - che secondo il mio punto di vista è dignitosa - c'è voluto un po' di tempo. È stata la canzone che poi ha sbloccato tutta la fase creativa. Ogni volta che mi rimetto a scrivere un album, faccio molta fatica, perché la paura più grande è quella di perdere la creatività. Ogni volta la incontro ma, per fortuna, sono rimaste cose all'interno della mia anima che riesco ancora a mettere in musica. È una canzone che mi ha dato tutto il coraggio necessario per continuare a scrivere il resto dell'album. "Non ho paura di niente" è uno sfogo: in realtà ho paura di tante cose, però c'è sempre una controparte in noi, no? Siamo divisi sempre in due: c'è una parte del bene, c'è una parte del male, c'è una parte del coraggio, c'è una parte della vigliaccheria. Questa è la parte coraggiosa che grida alla parte vigliacca di Fabrizio che non deve avere paura di nulla.
Un disco più sofferto rispetto ai precedenti.
In realtà un po' tutti i miei dischi nascono da una situazione di disagio interiore. Ma non il disagio interiore che intendono gli artisti di solito, quello del "devo stare male per scrivere". È che ogni volta che mi metto con la testa su un album ci soffro finché non riesco a definirlo come dico io. Mi cambia il sonno, mi cambia l'umore. Questo periodo è durato un po' di più per questo album, perché ho fatto fatica a rimettermi in moto.
C'è qualcosa di particolare nel disco che ti ha aiutato a superare il periodo difficile che hai affrontato?
Diversi aspetti. Dovessi indicarne uno, direi per esempio "Comunque mi vedi". È una canzone a cui tengo tanto e che è stata ispirata da una persona che ho incontrato, che mi ha fatto tanto bene. È una canzone scritta al contrario, un po' come se fosse lei a raccontare a me di questa persona che ha capito in maniera abbastanza profonda la mia interiorità. Avendo captato i problemi che avevo nel relazionarmi, si è aperta completamente e mi ha mostrato com'era realmente. "Comunque mi vedi" infatti dice proprio questo: io sono fatta in questo modo, sono così, comunque mi vedi. Quella forse è la canzone che dal punto di vista sentimentale è più ispirata.
"Ma perché non siamo superficiali, solo per mezz'ora di questi giorni uguali". Ti piacerebbe essere più superficiale?
A volte sì. A volte sì, perché poi faccio spesso i conti con la morte, è una cosa che per tanto tempo mi ha ossessionato, la fase di preparazione a questo passaggio - che poi è la vita. A volte bisognerebbe essere più leggeri, lo dico a me stesso, me lo impongo, a volte ci riesco anche, però la maggior parte delle volte mi accanisco troppo su certe situazioni. Quando le cose non vanno come dico io, quando c'è qualcosa che mi dà fastidio... vorrei essere più superficiale.
Viviamo "in un mondo di stronzi"?
Quando vedi solo stronzi intorno a te vuol dire che tu sei il primo stronzo. Quando stai bene con te stesso, nei momenti in cui trovi il tuo equilibrio, poi le persone sembrano migliori; quando invece attraversi dei momenti in cui non stai perfettamente a tuo agio con la vita vedi più stronzi di quelli che in realtà esistono.
"Prima di domani" con Il Tre. Che cosa racconti di questa collaborazione?
Ci siamo conosciuti qualche anno fa e mi è sembrato subito un ragazzo musicalmente e umanamente sincero. È nata un'amicizia e abbiamo portato avanti questo progetto un po' per caso: non era stata preventivata questa roba qui. Avevo scritto una strofa senza poi dedicarmi troppo al resto del pezzo. Poi una sera a cena Guido ha cantato in diretta quell'inciso di "Prima di domani" e abbiamo deciso di inciderla. Tutte le collaborazioni che ho avuto, che non sono tantissime, sono prima di tutto amicizie. La decisione di scrivere una canzone insieme o di stare sul palco insieme viene sempre dopo, come conseguenza.
Da "Non mi avete fatto niente" a "Non ho paura di niente". Com'è cambiato Fabrizio in questi anni?
Sicuramente sono molto più tranquillo rispetto al 2018. Poi, fortunatamente, mi sento di mutare ogni giorno. Sono passati quanti anni? Sette? Ne sono successe di cose. Me ne rendo conto quando apro le scatole, quelle di cui parlo nell'album. Credo di essere cambiato in meglio, perché rispetto a prima sento di essere meno arrabbiato con un determinato tipo di passato e più equilibrato. Poi, in questo momento, mi sento felice perché ho la possibilità di condividere del tempo in maniera abbastanza centrata con i miei figli. Prima erano molto piccoli, poi ci siamo separati con la mamma, c'è stato un momento di vuoto tra noi. Adesso sono due adolescenti ed è la cosa che più mi dà soddisfazione: vivere il tempo, gli hobby, anche la musica insieme a loro. La paternità mi ha aiutato tanto: ha fatto sì che Fabrizio potesse diventare una persona migliore in questi anni.
LA TRACKLIST di "Non ho paura di niente"
1. Non ho paura di niente
2. Simone spaccia
3. Casa mia
4. Superficiali
5. In un mondo di stronzi
6. Comunque mi vedi
7. Sabato
8. Toglimi l’aria
9. Scatole
"Prima di domani" con Il Tre (bonus track contenuta nel vinile deluxe green petrol)