«Siamo passati direttamente dall'ultima sera del tour di “Definitely maybe” alla registrazione di “(What's the story) Morning glory?”, e poi abbiamo trascorso i successivi 29 anni, e il numero continua a crescere, cercando di essere all'altezza di entrambi gli album». «Non sapevamo cosa l’album sarbebe diventato né cosa avrebbe significato oggi». «Niente è stato più lo stesso. Si è scatenato l’inferno e la gente è impazzita». Le dichiarazioni sono di Noel e Liam Gallagher e restituiscono l’impatto che “(What’s the story) Morning glory?”, il secondo, iconico album degli Oasis, ebbe non solo nella storia della band simbolo del Britpop, non solo nella storia del rock degli Anni ’90, ma nella cultura pop più in generale. Era il 2 ottobre 1995 quando la Creation Records spedì nei negozi il secondo, attesissimo lavoro dei due fratelli partiti dalle popolari di Manchester per prendersi il mondo e della loro band. Arrivato sugli scaffali dei negozi di dischi a poco più di un anno dal folgorante esordio con “Definitely maybe”, “(What's the story) Morning glory?” avrebbe cambiato una volta per tutte i destini di Noel e Liam Gallagher, facendoli entrare nella leggenda. Ad anticiparne l’uscita ci pensarono i singoli “Some might say”, “Roll with it” e “Morning glory”. Ma i pezzi forti arrivarono solamente dopo: “Wonderwall”, “Don’t look back in anger” e “Champagne Supernova” scandirono le tappe di quell’ascesa che avrebbe portato gli Oasis nel giro di dodici mesi ad esibirsi davanti a 250 mila spettatori complessivi a Knebworth Park. Sullo sfondo di un’Inghilterra in lenta ripresa dai precedenti dieci anni di recessione, gli Oasis, che incarnarono e dettero voce al ritrovato ottimismo e spavalderia che contraddistinguerà l’Inghilterra durante tutti gli anni ’90, diedero vita ad uno show leggendario, testimoniando la rinascita culturale e artistica che da lì a poco avrebbe dato origine al fenomeno "Cool Britannia”. Fu l’apice della loro parabola.
Genesi dell’album:
Nel 1995 gli Oasis, freschi del successo del debutto “Definitely maybe”, si trovarono di fronte a una sfida enorme: confermare le aspettative e consolidare il loro ruolo come band simbolo della Britpop revolution, nel testa a testa con i Blur di Damon Albarn che monopolizza le copertine delle riviste e dei tabloid («La reunion degli Oasis? Due anni fa fui profetico quando dissi che l’avrebbero fatta e che la strada era spianata», avrebbe detto il frontman del gruppo rivale alla vigilia dell’epocale reunion dei Gallagher). Le registrazioni di “(What’s the story) Morning glory?” avvennero ai Rockfield Studios, in Galles, con Noel Gallagher alla guida creativa e Alan McGee, fondatore della Creation Records, a fare da mentore. Il clima in studio era tutt’altro che sereno: tensioni, litigi e persino abbandoni temporanei (Noel lasciò il gruppo per qualche giorno dopo un alterco con Liam). Eppure da quel caos nacque un album destinato a segnare la storia, con brani che mescolavano melodie pop da stadio e venature malinconiche.
Il successo globale:
Uscito il 2 ottobre 1995, “(What’s the story) Morning glory?” lì per lì non fu accolto unanimemente bene dalla critica, che marchiò la band con giudizi destinati a segnare a lungo gli Oasis, a partire da quelli relativi alla presunta eccessiva semplicità armonica delle loro canzoni. David Stubbs di Melody Maker lo definì come un lavoro «pigro» e parlò degli Oasis come di «una band limitata». Il pubblico, che aveva già accolto con calore “Definitely maybe”, la pensava diversamente: il secondo disco dei Gallagher vendette la cifra record di 345 mila copie nella sua prima settimana nel Regno Unito - oggi un disco in formato fisico non le vende in un anno intero… - e trascorse dieci settimane in vetta alla classifica britannica. “Some might say” e “Don’t look back in anger” raggiunsero il primo posto tra i singoli, “Roll with it” e “Wonderwall” si “fermarono” alla medaglia d’argento. Ma “Wonderwall” carburò come un diesel, diventando il successo più venduto della band nel Regno Unito con 30 settimane consecutive in classifica.
La rivalità con i Blur:
A tenere vivo l’hype intorno a “(What’s the story) Morning glory?” ci pensò anche la copertura mediatica della rivalità con i Blur. L’album uscì in concomitanza con “The great escape” dei Blur, al culmine della cosiddetta “Guerra del Britpop”: i due gruppi pubblicarono singoli lo stesso giorno (“Roll with it” contro “Country house”), trasformando le classifiche in un vero “derby” nazionale seguito da tabloid e telegiornali come fosse una partita di calcio. Si trattava di una contrapposizione mediatica tra una band operaia del nord, più focalizzata sul rock classico (Oasis), e una band borghese considerata musicalmente più eclettica (Blur). Se con il loro disco gli Oasis superarono quota 300 mila copie vendute nella prima settimana, i Blur con “The Great escape”, uscito un mese prima, l’11 settembre, si fermarono a quota 188 mila copie in sette giorni. «Penso che possiamo ufficialmente dire che gli Oasis hanno vinto la battaglia, la guerra, la campagna. Tutto. Sono loro i vincitori. Si aggiudicano il primo posto. Di fronte a prove così schiaccianti, sono felice di accettare la sconfitta e di ammetterla», avrebbe ammesso, trent’anni dopo, Damon Albarn. In soli due mesi, poi, “(What’s the story) Morning glory?” vendette oltre 4 milioni di copie nel Regno Unito, stabilendo un record di velocità per un album britannico nel raggiungere il multi-platino. Singoli come “Wonderwall”, “Don’t Look Back in Anger”, “Some Might Say” e “Champagne Supernova”, tra i più cantati nei concerti del tour della reunion (a proposito: Liam in occasione dei due show allo stadio di Wembley di Londra dello scorso weekend ha lasciato intendere che la band tornerà in pista in Europa anche nel 2026), divennero inni transgenerazionali, capaci di riempire stadi e definire l’identità musicale degli anni ’90. Negli Stati Uniti, dove il Britpop faticava a imporsi, gli Oasis riuscirono a sfondare, aprendo una breccia nella scena dominata dal grunge.
L’eredità, 30 anni dopo:
A distanza di tre decenni dalla sua uscita, “(What's the story) Morning glory?” resta l’album simbolo degli Oasis e uno dei dischi più influenti degli anni ’90. Ha venduto oltre 22 milioni di copie nel mondo ed è regolarmente citato tra i migliori album britannici di sempre. In occasione del trentennale Sony Music ha pubblicato una speciale ristampa in tiratura limitata che comprende 2 CD e 3 LP, con dentro cinque nuove versioni unplugged di alcuni brani contenuti. Oltre alla stessa "Morning glory", ci sono anche quelle di "Cast no shadow", "Wonderwall", "Champagne supernova" e “Acquiesce". Le nuove versioni unplugged sono state prodotte e mixate da Noel Gallagher e Callum Marinho, a partire dai master originali, nello studio di Noel, Lone Star Sound a Londra. A riascoltarlo oggi, l'album suona come una testimonianza indelebile di un’epoca, il ritratto sonoro di una generazione che guardava al futuro con un misto di arroganza, malinconia ed euforia.